La predicazione di san Francesco attecchisce subito nell’animo profondamente religioso dei Capracottesi. Nel decimo Capitolo generale di Assisi, nel 1230, frate Daniele da Capracotta viene nominato Primo Ministro della neonata Provincia francescana di Sant’Angelo, comprendente la Capitanata e il Molise. Questa notizia è contenuta nella raccolta del cronista cinquecentesco Marco da Lisbona. Siamo agli albori del movimento francescano: il Poverello era morto da appena quattro anni, il 3 ottobre del 1226, ed era stato canonizzato da soli due anni, il 16 luglio del 1228, dal pontefice Gregorio IX. Capracotta, in quel periodo, è un piccolo borgo di poche decine di famiglie, arroccato intorno alla Chiesa Madre e difeso tutt’intorno da poderose mura.
Purtroppo, mancano fonti attendibili per le epoche immediatamente successive. Nel 1546, Donato Baccari costruisce nel fondo paterno una chiesetta e un cenobio per gli Osservanti francescani. L’uomo vive nel grande palazzo di famiglia, oggi sede della Residenza per Anziani, seguendo i loro precetti. I Francescani sono predicatori. Si occupano della cosiddetta “cura delle anime”. Agiscono all’interno dei centri abitati. Così, arrivano a Capracotta e iniziano, secondo fonti ecclesiastiche, immediatamente a svolgere con zelo «un’opera egregia per la religione e la salvezza della popolazione». Nella loro chiesetta, importano il culto per la Madonna nelle attribuzioni di santa Maria delle Grazie, che passa, nel tempo, a denominare l’intero borgo sorto tra la seconda metà del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento a sud- ovest della Terra Vecchia e più comunemente conosciuto oggi come «’ncima ar’ Coll’». Questo edificio sacro è citato per l’ultima volta nell’«Apprezzo della Terra per la vendita in beneficio dell’Ill.mo Duca Andrea Capece Piscicelli» del 1671 nel quale è declassato a mero punto di passaggio dei frati francescani.
Ma l’importanza del francescanesimo a Capracotta si evince anche dalla presenza, alla fine del Corso, della chiesa dedicata a sant’Antonio da Padova: frate francescano. Non conosciamo la data della sua fondazione. Nel 1671, il perito Donato Cafaro la ricorda nel suo “Apprezzo”. È probabile, però, che essa rappresentasse una sorta di culto francescano “pubblico”, cioè desinato alla popolazione, e differente da quello che si svolgeva in Santa Maria delle Grazie, forse riservato soltanto ai religiosi e ai membri di Casa Baccari. Nel Seicento, il culto per il Poverello di Assisi è già fortemente radicato nella comunità cittadina. Nel 1633, il frate predicatore Antonio da Capracotta muore nel convento dei Cappuccini di San Giovanni Rotondo in odore di santità. Nel 1671, la famiglia Di Rienzo esercita il patronato sull’altare di san Francesco nella Chiesa Madre. Circa tre secoli più tardi, padre Luciano De Paola da Capracotta regola l’ordine delle confessioni con padre Pio nel convento dei Cappuccini di San Giovanni Rotondo.
Il nome del santo, oggi, è molto diffuso in paese ed è presente anche in diversi nomignoli cittadini: Ciccalone, Ciccariegl’, Cicch’ Busciard’, Cicch’ D’Andrea, Cicch’ Matté, Cicch’ Muort’, Cicch’ r’ Quastiegl’, Cicch’ Tonno, Cicciariegl’, Ciccione, Ciccone e Cicc’ Mamma Resa.
Il 4 ottobre del 2011, infine, l’amministrazione comunale di Capracotta e la Parrocchia di santa Maria in Cielo Assunta hanno organizzato un viaggio in pullman ad Assisi in occasione della consegna dell’olio alla lampada votiva di san Francesco: un’occasione per rafforzare ulteriormente la devozione della nostra comunità verso il Patrono d’Italia. Attualmente, la statua di san Francesco è venerata a Capracotta nella chiesa di sant’Antonio da Padova.