Don Giovanni “Nannino” Carnevale
Una delle prime presentazioni de nuovo volume su San Vincenzo al Volturno sarà fatta a Capracotta prima di Natale in memoria di Giovanni Carnevale.
Don Nannino per i familiari, nell’aprile 2021 ci ha lasciati più soli. Della sua opera, eretica per molti studiosi di Medioevo, si parlerà quando i tempi saranno migliori per la cultura. Le sue intuizioni geniali hanno affascinato coloro che vanno liberamente alla ricerca della verità. Un grande capracottese al quale sarò sempre grato.
Credo sia venuto il momento perché’ Capracotta onori uno degli studiosi che ha contribuito a riportare la verità su una delle vicende più controverse della storia di Carlo Magno e del palazzo in cui è vissuto prima di essere incoronato imperatore a Roma nella notte di Natale dell’Ottocento.
È un argomento appassionante al quale Giovanni Carnevale ha dedicato 30 anni di battaglie sostenuto dal Centro Studi San Claudio al Chienti di Corridonia (Macerata) con i contributi di Domenico Antognozzi e Alvise Manni che dal primo momento hanno affiancato l’illustre studioso.
Nel volume che è in corso di stampa una parte consistente è dedicata a Pipino il Breve, a suo figlio Carlo Magno e all’arcicancelliere Ambrogio Autperto. Una storia ricca di intrighi internazionali che hanno cambiato la storia del mondo.
Questi fatti nell’immaginario collettivo sono avvenuti, secondo le cronache, ad Aquisgrana e la storiografia ufficiale ha posto questa città dalle parti della moderna Aachen nella Germania (Renania Settentrionale-Vestfalia), situata al confine con il Belgio e i Paesi Bassi.
Esistono, però, ragionevoli motivi per ritenere che Aquisgrana stesse da tutt’altra parte. Più precisamente nelle Marche, dalle parti di Val di Chienti in provincia di Macerata.
Una prima avvisaglia del grande falso storico apparve sul catalogo della mostra “Da Carlo Magno a Roma” allestita in Vaticano nel 2001 dalla Direzione Generale dei Monumenti, Musei e Gallerie Pontificie dove Arnold Nesselrath affermava: Vi sono crescenti dubbi che sia stato proprio Carlo Magno l’ideatore di questa perfetta scenografia (Aachen). È più probabile che essa sia stata realizzata nel periodo ottoniano ed attribuita a Carlo Magno a sostegno del mito creatosi attorno alla sua figura. In tal caso la simbologia scelta appositamente dai successori di Carlo Magno si sarebbe trasformata in interpretazione storica, senza che nessuno se ne accorgesse.
In realtà tra i primi che abbiano posto il problema in maniera compiuta è stato Giovanni Carnevale con una serie di saggi pubblicati a partire dal 1993: “San Claudio al Chienti ovvero Aquisgrana”, 1993; “L’enigma di Aquisgrana in Val di Chienti”, 1994; “Aquisgrana trafugata”, 1996, “La scoperta di Aquisgrana in Val di Chienti”, 1999; “San Marone e l’Alto Medioevo carolingio”, 2003, e infine “Da Carlo Magno alla Roma Picena. Nuove luci sulle origini dell’Europa”, 2019.
La sostanza del ragionamento è questa: la Cappella di Aachen, attuale Aquisgrana, ritenuta fino a qualche anno fa carolingia, è un edificio costruito nel XII secolo per accogliere le spoglie di Carlo Magno traslate in Germania dall’Italia da Rainald von Dassel, arcicancelliere di Federico Barbarossa.
Giovanni Carnevale semplifica il ragionamento: le fonti antiche non offrono alcun supporto per localizzare Aquisgrana al di là delle Alpi nell’attuale Aachen tra il 765 (che è l’anno in cui Pipino il Breve si stabilisce in Italia) e il 1165 (che è l’anno in cui Carlo Magno viene proclamato santo dalla Chiesa).
Ci sono date che conosciamo da quando eravamo bambini: Carlo Magno fu incoronato imperatore a Roma nella notte di Natale dell’800.
Widukind von Corvey, “Rerum gestarum Saxanicarum”, riferisce che due mesi dopo stava ad Aquisgrana nei pressi di “Julum” (Giulo oggi Pievetorina), a sottoscrivere un atto a favore dell’abate di Farfa (“Regesto di Gregorio di Catino”).
Nell’aprile dell’801 stava a Spoleto. Notker Balbulus, “Gesta Karoli Magni Imperatoris”, riferisce che Carlo Magno riceveva un’ambasceria bizantina sull’Adriatico.
A Capracotta ne riparleremo prima di Natale.
Franco Valente