La luna: un vero simbolo di pace

La luna di giorno a Capracotta. Foto: Paolo Conti (2016)

Avevo già avuto occasione di parlare della luna considerandola, insieme alla neve, uno splendido, silenzioso simbolo di pace; lo avevo scritto, infatti, in uno dei piccoli racconti che mi hanno molto aiutato nel più recente periodo di inattività e di particolare sconforto.

Ne ero stato sempre stato certo, d’altro canto, per l’incanto irresistibile  che il nostro luminoso satellite,  insieme alla neve, aveva sempre esercitato su di me sin da bambino: davvero unica, infatti, e indimenticabile la mia esperienza di sciare anche a tarda sera, a Capracotta, “al chiaro di luna”; e allora, naturalmente, non c’era alcun sistema di illuminazione artificiale, il che consentiva di osservare, nella  sua ineffabile bellezza, la volta celeste tutta tappezzata di stelle: un meraviglioso spettacolo di armonia naturale cui ora è difficilissimo assistere per il diffuso “inquinamento luminoso”.

 In questi giorni poi, del tutto imprevedibilmente, ho avuto la sorpresa di scoprire che l’idea di considerare la luna un “emblema di pace” è assai meno fantasiosa di quanto si potesse immaginare; ma, come in altre occasioni, è stato determinante un pretesto occasionale, rappresentato questa volta dalla lettura di una singolare trilogia su questo argomento, pubblicata sull’inserto settimanale del “Corriere della Sera” (La Lettura del 26 novembre 2023).

Sono stato particolarmente attirato da uno dei titoli in cui compare una parola a me completamente sconosciuta: “Duemila anni di lunitudine”: uno strano neologismo quest’ultimo, che riassume tutto ciò che l’umanità ha immaginato o attribuito nei secoli alla luna: per tanto tempo infatti, prima dell’invenzione dei telescopi, era rimasta l’unico corpo celeste in cui si potesse ipotizzare, un giorno, di arrivare.

Del tutto sinceramente, poi, non avevo mai avuto la possibilità di documentarmi così bene sulla mole di opere letterarie comparse nei millenni su questo tema e non sarebbe comunque possibile elencarle tutte; si parte molto lontano, dal II ° secolo d.C., con il lavoro di Luciano di Samosata intitolato “Storia vera”:un capolavoro di fantascienza in cui una nave viene scagliata sulla luna da una tempesta e l’equipaggio scopre che è abitata.

Attraversando poi i diversi periodi storici, si va dalla citazione dantesca della luna tra le sfere celesti, al vescovo inglese Francis Godwin con il suo libro del 1638, “L’Uomo sulla Luna”; a seguireil pioniere dell’astronautica Konstantin Ciolkovskij con il suo “Sulla luna” del 1893, H.G. Wells nel 1901 con “Primi uomini sulla luna” e poi moltissimi altri fino al 1969.

Tra i più recenti mi limito a citare “Preludio allo spazio”, di Arthur C. Clarke, che nel 1951 arriva a collocare il primo allunaggio nel 1978, nove anni dopo quello effettivo, e infine il ciclo di “Odissea nello spazio” con il famoso, omonimo film di Kubrick del quale Clarke era stato lo sceneggiatore.

S’intende che, di proposito, non faccio alcun cenno alle altrettanto numerose opere in versi come quelle famose di Leopardi o le citazioni più celebri come quella, bellissima, di Papa Giovanni XXIII° per l’inizio del Concilio ecumenico “Vaticano II° che viene tuttora ricordata come “discorso alla Luna”.

Ma, su questo percorso, …potrei andare all’infinito! Mi ha piuttosto attirato un altro dei titoli del giornale, in apparenza ancor più paradossale:

“Non c’è pace sulla terra – Cerchiamola sulla luna”,

a firma dell’astrofisica Simonetta Di Pippo che, nello specifico, sostiene:

   “esiste una diplomazia dello spazio che ha sempre funzionato, facendo dialogare americani e sovietici anche nei momenti peggiori della guerra fredda, addirittura con efficaci collaborazioni. La promosse il presidente Kennedy ed è tuttora così, anche mentre si combatte in Ucraina e a Gaza. Ecco perché è tutt’altro che ‘lunare’ pensare a programmi comuni e a sfide condivise”.

A tale riguardo appare tuttora incredibile che si sia arrivati a costruire la “Stazione Spaziale Internazionale (Iss)” orbitante a circa 400 Km. e frutto della collaborazione tra Giappone, Europa, Federazione Russa, Canada e Stati Uniti”; essa va avanti da molti decenni e il suo segreto di durata sembra proprio consistere nell’interdipendenza tra le nazioni: sono state diverse infatti, come molti ricordano, le operazioni di salvataggio in emergenza durante le quali è parso davvero che la cooperazione nello spazio avrebbe aiutato anche a mantenere la pace sulla terra.

Si sta purtroppo affacciando all’orizzonte una pericolosa minaccia nel senso che “la fame di materie prime alimenta una corsa sfrenata a sfruttare i corpi celesti sopra di noi” e tutto ciò fa’ temere che siano a rischio gli sforzi di pacificazione sino ad ora compiuti; ci sono tuttavia, fortunatamente, anche diversi e nuovi motivi di speranza, sia pure non disgiunti da segnali di tensione e di competizione in quella che ormai merita il nome di “economia dello spazio”: speriamo che l’umanità abbia finalmente imparato a evitare i grandi errori del passato e, a tale proposito, mi piace associare alla mia riflessione le parole testuali dell’articolo:

   “La Luna è utile per nuovi esercizi di diplomazia, con un significato diverso da dare alla geopolitica e senza trasferire dalla Terra allo Spazio i vecchi schemi che non hanno dato buoni risultati”.

Concludendo, sarei davvero lieto di proseguire con un approfondimento ulteriore di cui, purtroppo, non mi sento in grado; ricorro perciò, come per altre mie riflessioni, alla simpatica ironia di Gianni Rodari nella sua poesia intitolata “Sulla Luna”:

“Sulla luna, per piacere,
non mandate un generale:
ne farebbe una caserma
con la tromba e il caporale.
Non mandateci un banchiere
sul satellite d’argento,
o lo mette in cassaforte
per mostrarlo a pagamento.
Non mandateci un ministro
col suo seguito di uscieri:
empirebbe di scartoffie
i lunatici crateri.

Ha da essere un poeta
sulla Luna ad allunare:
con la testa nella luna
lui da un pezzo ci sa stare…
A sognar i più bei sogni
è da un pezzo abituato:
sa sperare l’impossibile
anche quando è disperato.
Or che i sogni e le speranze
si fan veri come fiori,
sulla luna e sulla terra
fate largo ai sognatori!”
.

Richiamando infine il mio pensiero introduttivo, spero di meritare ancora, pur così vecchio, il privilegio di appartenere alla categoria dei sognatori con “la testa sulla luna”: la stessa luna che mi stregava da piccolo e che avevo sempre considerato, insieme alla neve, il più bel simbolo della Pace; qualche volta, forse, le impressioni ingenue e istintive di un bambino, in apparenza le più illogiche, non si dimostrano poi così sbagliate.

Aldo Trotta