Questa breve ricerca prende spunto da un post apparso il 27 febbraio scorso sul nostro gruppo Facebook, avente per oggetto l’esatta attribuzione all’editore e alla tipografia che per primi avessero curato la stampa e l’edizione di una cartolina.
Si tratta di una cartolina con paesaggio invernale, che ha come “location” l’attuale Piazza Falconi (un tempo Piazza Municipio e anche Piazza Mercato): una bella cartolina apparsa in due versioni, una “completa” e l’altra in versione “censurata” (sono presenti entrambe nel primo volume “Saluti da Capracotta”, edito dalla nostra Associazione nel 2015, alle pagg. 38 e 39). Nella versione completa sono raffigurati, in basso a destra, distanziati da altri, 4 personaggi, che diventano 3 nella versione censurata (vedi foto in basso).
Con la “damnatio memoriae”, anticamente si riteneva di poter cancellare oltre al nome, anche la figura e la storia di colui che doveva essere bandito in eterno: ottenendo ovviamente l’effetto opposto, innescando sospetti, curiosità e domande a non finire. Nel nostro caso vengono cancellate una persona e un palo, rimanendo tuttavia in bella mostra i fili elettrici che terminano nel nulla: sicuramente un’operazione grossolana effettuata in fretta e furia.
Il quesito posto era il seguente: la cartolina è stata edita da Sebastiano Sammarone o da Nicola D’Andrea (Z’ Culitt)? La tipografia che l’ha stampata era l’Alterocca di Terni o un’altra?
Le due cartoline riportate sul libro, appartengono alla mia collezione: la versione integrale riporta il bollo postale del 1943, quella censurata è non viaggiata, in entrambe l’editore è Sebastiano Sammarone e la tipografia l’Alterocca.
Inoltre ho la fotocopia di un’altra cartolina con lo stesso soggetto, il cui proprietario sul retro ha aggiunto di suo pugno, ed io ho trascritto, “Inverno 1929- Edizione Sebastiano Sammarone”.
Nell’esemplare oggetto della discussione (ripreso da una cartolina identica presente in asta Ebay con scadenza 5 marzo 2019), la didascalia si sviluppa su due righe e non su uno solo e anche qui compaiono lo stesso editore e la tipografia. Quindi ci sono state almeno tre differenti edizioni della stessa cartolina.
Nel libro “Sul filo della memoria” di Domenico D’Andrea, apparso nel 2016, a pag. 131, viene riprodotta la stessa cartolina (foto in basso) edita da Sebastiano Sammarone: l’autore ha cercato di individuare chi potessero essere le persone raffigurate, ma sulle ultime 4, in cui compare quella censurata, non viene fornita alcuna indicazione.
Quelle finora esaminate sono tutte edite da Sebastiano Sammarone e in alcune possiamo con certezza affermare che la tipografia è l’Alterocca: dove, come e perché esce fuori il nome di Nicola D’Andrea?
Nel 1994 la tipografia Mithograph di Isernia riprodusse su scala ridotta tutta una serie di cartoline storiche di Capracotta, tra le quali anche la nostra, in versione integrale: sul davanti la dicitura “Piazza Falconi”, ma sul retro appare la scritta “Foto di Nicola D’Andrea”.
Da qui l’origine dell’equivoco? Si tratta di uno sbaglio, di una distrazione oppure cosa potrebbe essere successo?
Se tra i collezionisti, i possessori di esemplari di questa cartolina, o gli eredi dei fotografi ed editori ci fossero altri esemplari da poter raffrontare, forse potremmo venire a capo del quesito.
Quello che probabilmente non sapremo mai, è il motivo per il quale una persona che fa parte di un gruppo ripreso in foto prima è presente e poi viene cancellato, e quale sia stata la grave colpa che ne ha decretato la censura.
Grazie per l’attenzione e a chi potrà aiutarci a risolvere il dubbio.
Paolo Trotta