Essendo figlio e nipote di carbonai vi racconto la vita di questi personaggi di famiglia.
Alla fine dell’inverno, dopo aver tagliato gli alberi che il Corpo Forestale aveva contrassegnato rimanevano gli “scarti” così venivano chiamati i rami, il bosco si ripopolava di uomini per produrre carbone vegetale (Carvunèlle) tramite una combustione lenta della legna.
Dopo avere preparato una radura si costruiva la carbonaia con il legno preferito che era di quercia e faggio. Si costruiva il camino centrale con alcuni rami di grosso diametro fissate nel terreno e legati tra loro; poi veniva costruita la base con legna più grossa sistemandola con cura attorno al camino centrale e procedendo verso l’alto si sistemavano i pezzi intorno al centro.
Il lavoro per costruire la carbonaia durava un paio di giorni. Si procedeva alla copertura della carbonaia con foglie, terra e zolle d’erba, lo scopo era quello di bruciare lentamente la catasta con pochissimo ossigeno, in modo tale da permettere la carbonizzazione della legna; si procedeva ad accendere la carbonaia utilizzando dei pezzi di legna ardenti che si sistemavano alla base del camino.
A questo punto al carbonaio non restava che governare il fuoco giorno e notte alimentandolo dal camino o domandolo con terra ed acqua. Dopo circa due-tre settimane il processo di combustione era terminato, si spegnevano le ultime braci ardenti con la terra, si faceva raffreddare il carbone e con i muli lo si trasportava a destinazione.
Michele Cianci La Pallotte