Il riparo dei pastori. Foto: Nicola Di Stefano (2020)
Sorgono in piano o lungo i declivi, a fianco degli stazzi. Pur se abbandonate o non più utilizzate da tempo, esse mostrano la loro antica funzione di ricovero notturno, di rifugio d’emergenza, di riparo per attrezzi e derrate, di prima lavorazione del latte.
Le capanne di pietra a secco ai margini dei campi coltivati sono numerose, anche se tante sono semicrollate. Alcune capanne sono spesso ricavate alla base di mucchi di pietre o sono addossate a piccoli rilievi. I ricoveri di pietra in montagna erano ovviamente molto spartani, ma non mancavano il focolare, un giaciglio per la notte e i ripostigli per gli oggetti di vita quotidiana.
Osservando con attenzione queste costruzioni è possibile rendersi conto della loro funzionalità̀ e dell’ingegnosità̀ con cui i costruttori hanno saputo conciliare le esigenze delle attività̀ agricole e pastorali alla morfologia del territorio, all’ambiente circostante e ai materiali disponibili.
Costruite con pietre a secco sovrapposte e rastremate in alto, le capanne hanno taglie diverse, dalle più piccole che sono destinate a magazzino, alle più grandi, in grado di ospitare persone.
È infatti possibile distinguere i locali destinati all’alloggio, meglio rifiniti, ed a volte con pavimentazione in pietre e aperture per l’uscita del fumo, dai locali per il ricovero degli animali. I loro possessori non erano tanto i pastori transumanti che conducevano greggi composte da centinaia di capi, quanto gli agricoltori locali che durante il periodo estivo si trasferivano in montagna per coltivare i campi e portare al pascolo i pochi capi che possedevano.
Paola Giaccio