Carla Capponi. Rielaborazione grafica: Amici di Capracotta APS
Quando conobbi e cominciai a frequentare Carla [1], la timidezza del mondo me la sentii tutta addosso. Carla era per noi giovani un mito: lei era avanti con gli anni, io una giovane madre di una figlia della quale Carla scherzosamente diceva di essere la ‘madrina laica’. Mi facevo raccontare della sua vita privata, quasi a voler nasconderle le mie fantasie eroiche sul suo operato politico e pubblico. Carla accondiscendeva, avendo forse inteso la mia timidezza. Una riservatezza che scoprii anche in lei, quando mi raccontò di aver incontrato – nel luglio 1946, in occasione di un ‘particolare’ viaggio in aereo – Agostino Gemelli, il fondatore della Università cattolica, che, dinanzi a forse provocatorie domande di alcuni che, a brutto muso, le chiesero come mai lei fosse lì, se fosse un’impiegata del ‘Ministero della guerra’, alla sua risposta: “No, sono una partigiana”, la ‘salvò’ dichiarando con ostentato orgoglio: “Abbiamo l’onore di viaggiare con un’eroina della Resistenza italiana”. Lei arrossì. “Non certo per paura”, aggiunse sorridendo.
Ma presto fu inevitabile – e per me un onore – raccogliere qualche suo ricordo sulla sua attività nella Resistenza.
Il quartiere popolare e diffusamente ‘antifascista’ di San Lorenzo, come si sa, fu bombardato dagli Alleati il 14 luglio del 1943. Fu allora che Carla – già antifascista e vicina al PCI sin dai tempi del liceo – maturò la sua decisione di impegnarsi attivamente nella Resistenza. L’inizio fu piuttosto singolare: sorridendo mi raccontò che la incaricarono di suonare il pianoforte (e lei suonava gli adorati ‘Notturni’ di Chopin…) per coprire i rumori del lavoro degli altri ‘compagni’, impegnati a ideare e produrre le copie clandestine de ‘l’Unità’.
Si unì operativamente alla Resistenza con l’8 settembre: a Porta S.Paolo – come è noto – ci furono i primi sanguinosi scontri e lei fece la ‘crocerossina’ (mi disse, sempre sorridendo…) e soccorse i feriti utilizzando la sua sottoveste strappata per farne delle garze di ‘primo intervento’.
Il gennaio del 1944 fu un mese ‘particolare’: gli alleati sbarcarono ad Anzio e la liberazione di Roma sembrò imminente (ma così non fu, come è noto…). Nello stesso mese Carla contribuì alla famosa fuga dal carcere di Regina Coeli di Sandro Pertini, Giuseppe Saragat ed altri. E da quel momento fu costretta ad ‘entrare in clandestinità’.
Nel marzo del 1944 assisté allo spietato assassinio di Teresa Gullace, interpretata da Anna Magnani nel capolavoro di Roberto Rossellini, ‘Roma città aperta’.
Gli alleati, fermi nei pressi di Anzio, non arrivavano e aspettavano che la Resistenza romana desse un segnale forte che potesse agevolare il loro ingresso nella Capitale.
Il ‘segnale’ arrivò, proprio con l’attentato di Via Rasella (seguito dalla strage delle Fosse Ardeatine). Carla fu protagonista del coraggioso ‘atto di guerra’ che contribuì fortemente all’assegnazione della Medaglia d’oro al valor militare.
Non saprei spiegare perché io non le abbia mai chiesto particolari di quel tragico avvenimento…forse perché avevo colto in lei qualche segno di turbamento.
Come è noto, quell’’atto di guerra’ fu successivamente oggetto di una campagna ‘reazionaria’ di discredito, in parte penetrata – all’inizio – anche fra le fila della Resistenza.
Le Medaglie assegnate a diversi esponenti della Resistenza romana, misero fine all’offensiva più radicale e frontale delle destre (anche se, ancor oggi, qualche eco becera sta riaffiorando, persino da parte delle più alte cariche dello Stato, a partire dell’attuale Presidente del Senato)[2].
Io ho vissuto a San Lorenzo per molti anni e, specie dopo la nascita di mia figlia, Carla veniva spesso a trovarmi e fu così che cominciarono i suoi racconti e la nostra amicizia. Era stata eletta, nel Collegio di Roma, alla Camera dei Deputati nel 1953, e si ripresentò nel 1972, ottenendo il più alto numero di preferenze dopo Enrico Berlinguer.
Se ne andò nel 2000 e alla celebrazione del suo ricordo, al Campidoglio, parteciparono non solo tante ‘compagne’ e tanti ‘compagni’, ma una folla di persone grate e commosse.
25 APRILE, dunque…
Del ruolo attivo delle donne nella Resistenza si è fatta troppo spesso una narrazione riduttiva: staffette, aiutanti, infermiere, ecc. Anche quando imbracciavano le armi, spesso non si è riconosciuta loro la medesima dignità attribuita agli uomini.
Oggi le cose sono un po’ cambiate, e qualcuno si spinge persino a sostenere che alcune fra le partigiane seppero dimostrare coraggio e, nello stesso tempo, umanità più e meglio di tanti uomini.
Carla fu certamente una di queste (tante) partigiane.
E il contributo che, poi, continuò a dare nel suo partito, il PCI, e in Parlamento è una conferma di quanto sto dicendo.
Si veda la testimonianza che lei stessa, senza presunzione né iattanza, come era nel suo temperamento, ci ha lasciato nel suo ‘testamento’ autobiografico: Con cuore di donna, Il Saggiatore, 2012.
25 aprile 2024
Pina Monaco
[1] Carla Capponi, partigiana, partecipò, fra l’altro, all’azione della Resistenza romana organizzata dai Gap (organizzazione legata al PCI) il 23 marzo del 1944 contro un reparto delle forze di occupazione tedesche. Per rappresaglia furono trucidati dai nazifascisti 335 civili romani, prevalentemente ebrei e partigiani antifascisti, alle ‘Fosse ardeatine’. [2] Fra le tante pubblicazioni riguardanti l’attentato e la successiva rappresaglia – che hanno fatto piena luce sul significato, i particolari e il valore di quell’avvenimento – voglio ricordare il bel libro di Alessandro Portelli, L’ordine è già stato eseguito, Donzelli 1999.