Questa è la cartolina realizzata dal Cav. Giovanni Paglione per commemorare l’inaugurazione della bandiera della Società di Mutuo Soccorso dei Pastori di Capracotta, avvenuta l’8 settembre 1908. Si tratta di un collage di più fotografie abbellito con una composizione di fiori freschi e secchi, tra cui margherite, papaveri, felci e un rametto di “muricola” (rovo).
A sinistra sono raffigurati gli otto membri del Consiglio di Amministrazione in carica con la bandiera in bella evidenza. Al centro, sulla banda bianca della bandiera italiana, è raffigurato un pastore che accudisce un piccolo gregge. A destra il corteo per una strada, probabilmente via Nicola Falconi.
La Società di Mutuo Soccorso dei Pastori fu costituita il giorno 8 settembre del 1874 su iniziativa di Filippo Ianiro: fu una delle prime del Molise. L’originario statuto fu revisionato il 16 luglio 1881, successivamente aggiornato per uniformarlo alle disposizioni della legge del 15 aprile 1886 e vidimato dal Notaio Michele Conti, che operava a Castel del Giudice, nel 1890. «Concittadini e colleghi pastori, ebbi l’onore di riunirvi tutti in Società, e vi stringeste col vincolo di fratellanza, allo scopo del Mutuo Soccorso materiale, intellettuale e morale». Questa premessa del Socio promotore, registrata nel nuovo Statuto, individuava senza ombra di dubbio le finalità della Società. All’epoca non esisteva nessuna forma di assistenza per affrontare e superare i disagi professionali quali malattie, invalidità, decessi. La società di mutuo soccorso ricercava nel suo interno i mezzi necessari ripartendo tra tutti i soci gli oneri mediante versamento di una quota d’ingresso una tantum collegata all’età del nuovo socio e una quota fissa annuale di lire 2. Erano costituiti all’interno della Società tre comitati: il Comitato di soccorso che provvedeva ai bisogni dei soci ammalati e al funerale dei soci bisognosi che passavano a miglior vita; il Comitato d’istruzione provvedeva all’istruzione dei soci e dei loro famigliari mediante scuole serali e di mutuo insegnamento; il Comitato di conciliazione provvedeva al buon accordo fra i soci ed i proprietari.
Potevano essere ammessi a far parte della società coloro che avevano compiuto 15 anni e quelli non ancora cinquantenni, non affetti all’atto della domanda da malattie croniche o inabili a prestar servizio.
Il socio era vincolato ad un rigido comportamento. Infatti, erano espulsi immediatamente i maldicenti, i notoriamente immorali, sia coi compagni sia coi padroni o in pubblico, chi riportava condanna per furto, frode, per attentato ai costumi, per omicidio. Sia il socio espulso che la famiglia perdevano ogni diritto al mutuo soccorso ed al rimborso delle contribuzioni pagate. I soci erano obbligati a partecipare ai funerali degli iscritti e in caso di assenza dovevano avere una valida giustificazione, pena una forte multa; se malati a causa “di mali costumi” o a seguito di rissa di cui erano causa o promotori, o per “abuso di sostanze spiritose” perdevano l’assistenza. Se “un socio di buona condotta” passava a miglior vita dopo 12 anni di versamenti la famiglia bisognosa aveva diritto a sussidi fino a quando il figlio minore non compiva nove anni.
Domenico Di Nucci
Fonte: AA.VV., Capracotta 1888-1937: cinquant’anni di storia cittadina nelle foto del Cav. Giovanni Paglione, Amici di Capracotta, Tip. Cicchetti, Isernia, 2014