Quando una mattonella racconta una bella storia

Questa è la casa della mia famiglia: Monaco. No, “la Caccia”.

Nel mio paese (come in tanti altri) le persone, spesso, si riconoscono più per il soprannome che per il cognome!

“La Caccia” non è legata all’attività venatoria degli uomini di casa, ma a una storia più romantica.

Dunque, papà Tonitto (“Tonino”, alla spagnola) accompagnò i suoi genitori dall’Argentina (dove erano emigrati e lui era nato) a Capracotta, loro paese d’origine che volevano rivedere.

E incontrò Maria.

Il “corteggiamento” fu ostacolato dalla famiglia di lei (ma non da Maria) e lui si fece dunque sempre più audace: serenate con organetto, poetica spagnoleggiante e la complicità di un piccolo coro di amici, uno dei quali si prestò da “sgabello” per consentirgli di bussare alla finestra di Maria…prudentemente assente, quella sera…

Ma dell’audace trovata si parlò in tutto il paese: “Tonitto ha fatto la caccia!”, si sorrideva in giro, con divertimento e ammirazione…

Il corteggiamento andò a buon fine e così, da allora, la mia famiglia divenne “la Caccia”.

Tanti anni dopo, la mia nipotina Nina si fece ripetere tante volte questa storia…e le piacque tanto che volle fare il disegno che, tradotto in mattonella – opportunamente siglata con una elegante N – dal bravo Leo, maestro di ceramica, battezza ormai la porta di casa della mia famiglia.

Pina Monaco