Memorie di un Boomer

Lo scorso anno sono tornato a Capracotta per la festa della Madonna. È un appuntamento a cui non si può mancare ma è anche un’occasione per rivedere i propri amici. In quei giorni, mentre ero seduto da Taccone per un aperitivo, il mio amico Vincenzo mi ha chiesto se fossi andato su in paese anche a Ferragosto perché non mi aveva incontrato. La domanda, di per sé innocente, mi ha un po’ meravigliato perché ormai da anni il mio soggiorno in paese dipende da vari fattori ed è quindi imprevedibile. Tuttavia, mi è sembrato di percepire una certa nota di insicurezza che mi ha fatto riflettere.

Le incertezze degli ultimi tempi, legate ad eco di guerre non troppo lontane, l’apparizione di nuove malattie, i cambiamenti climatici, hanno generato ansie e insicurezze di un mondo che si sta facendo, improvvisamente, più buio.

Sarà forse perché la nostra generazione ha vissuto in un periodo senza grandi preoccupazioni, sarà la speranza di vedere che nulla è cambiato, che siamo ancora qua a discutere di sciocchezze, a commentare qualche fatto importante, a raccontarci di posti e persone che abbiamo conosciuto, condividendo una formazione culturale comune, cioè quella di chi è nato negli anni ’60: i baby boomer o, più semplicemente boomer.

Il termine, lievemente dispregiativo, è quello che con cui veniamo indicati dalle ultime generazioni che, a volte, ritengono la nostra responsabile dell’aggravarsi della crisi climatica per uno stile di vita sconsiderato, abituato a soddisfare ogni desiderio; per questo motivo, con un certo cinismo, il COVID è stato da loro definito “boomer remover” per significare il maggiore impatto che ha avuto, il Coronavirus, sulla nostra classe di età.

Nei paesi dell’occidente, la nostra generazione è stata senz’alto fortunata, beneficiando di politiche sociali generose, di tassi di occupazione crescenti e acquisendo uno stile di vita più sano vedendo accrescere in modo sostanziale l’età media.

Ora chestiamo andando in pensione in gran numero, da contributori alla società, stiamo diventando consumatori di pensioni e servizi. A causa della nostra dimensione numerica, è stato riconosciuto da tempo che porremo sfide importanti per i bilanci degli stati sociali occidentali.

Ma cosa ci differenzia dalle altre generazioni, che cosa ci caratterizza? Secondo i sociologi, una generazione è una classe di età che ha vissuto alcuni eventi sociali o storici significativi durante i propri anni di formazione. Queste esperienze condivise creano un insieme comune di comportamenti, sentimenti e pensieri che facilitano una coscienza generazionale condivisa influenzata dai cambiamenti culturali e sociali, anche se diversi nei luoghi e nei modi.

In Italia, abbiamo vissuto l’adolescenza in un periodo di profondi cambiamenti che hanno affrancato la nostra società da retaggi culturali arretrati. Risalgono a quegli anni una serie di leggi destinate formare il Paese come la conosciamo, più o meno, fino ad oggi. Proviamo a ricordarne qualcuna:

  • 1970
    • Legge 281 – Provvedimenti finanziari per l’attuazione delle Regioni a statuto ordinario
    • Legge 300 – Statuto dei lavoratori
    • Legge 898 – Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio
  • 1971
    • Legge 1044 – Piano quinquennale per l’istituzione di asili-nido comunali con il concorso dello Stato
    • Legge 1204 – Tutela delle lavoratrici madri
    • Legge 820 – Norme sull’ordinamento della scuola elementare e sulla immissione in ruolo degli insegnanti della scuola elementare e della scuola materna statale (tempo pieno)
  • 1972
    • Legge 772 – Norme per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza
  • 1973
    • Legge 877 – Nuove norme per la tutela del lavoro a domicilio
    • DPR 597, 598, 599 – Riforma fiscale
  • 1974
    • DPR 416 – Istituzione e riordinamento di organi collegiali della scuola materna, elementare, secondaria ed artistica (Decreti delegati)
  • 1975
    • Legge 161 – Riforma del diritto di famiglia
    • Legge 405 – Istituzione dei consultori familiari
    • Legge 354 – Norme sull’ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà
    • Legge 685 – Disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope. Prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza
    • DM 5 luglio 1975 – Altezza minima ed ai requisiti igienico sanitari principali dei locali d’abitazione
  • 1976
    • Legge 319 – Norme per la tutela delle acque dall’inquinamento (poi abrogata)
  • 1977
    • Legge 903 – Parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro
  • 1978
    • Legge 833 – Istituzione del servizio sanitario nazionale
    • Legge 194 – Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza
    • Legge 180 – Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori (legge Basaglia)
    • Legge 398 – Disciplina delle locazioni di immobili urbani (equo canone)
  • 1980
    • Legge di iniziativa popolare – Norme contro la violenza sessuale (divenuta legge nel 1996)
  • 1981
    • Legge 442 – Abrogazione della rilevanza penale della causa d’onore.

Stavamo crescendo, quindi, in una società che prometteva lotta alle disuguaglianze, promuovendo un’agenda politica progressista che sosteneva i valori liberali.

Gli anni ’70 e 80 furono anche quelli che videro crescere ed affermarsi una maggiore coscienza ambientale, alimentata da eventi catastrofici (Seveso, Bhopal, Chernobyl) che iniziavano a mostrare i limiti della sostenibilità dell’industrializzazione.

Quelle riforme e quegli eventi avvennero, tuttavia, in un periodo di forti incertezze economiche. Nel 1973 il prezzo del petrolio subì una serie di aumenti stabiliti dall’OPEC che determinarono una forte impennata dell’inflazione. Tra il 1972 e il 1985 il tasso dei prezzi al consumo si mantenne sopra il 10% determinando una continua erosione del potere d’acquisto salariale.

L’effetto economico determinato dall’inflazione lo vedemmo materializzarsi proprio a Capracotta negli anni 70 e 80: il paese si riempi di ragazzi.

Sin da piccolo passavo l’estate dai nonni a Capracotta ma l’enorme presenza di ragazzi e ragazze rese molto più interessante quel soggiorno. Ricordo che raggiungere Capracotta in quegli anni era molto più impegnativo rispetto ad oggi: non esisteva la fondo valle Trigno (SS650). Il viaggio per arrivare in paese, fino al 1987, passava da Isernia e si snodava sulla SS85 “Venafrana” tra Carpinone e Sessano: una strada provinciale tortuosa e trafficatissima.

Figura 1. Io (di spalle) e mio nonno Giangregorio (vestito di scuro) fotografati in villa (1965 ca.) in una cartolina d’epoca.

Anche se arrivare in paese era un “viaggio della speranza” già alla partenza si pregustava l’aria frizzante di Capracotta che rendeva più sopportabile la calura estiva. I pascoli e i boschi intorno al paese permettevano escursioni su paesaggi mozzafiato. Nel paese comitive sterminate si riunivano e si spostavano spesso insieme scegliendo i posti disponibili dove accamparsi, sul tracciato villa – chiesa madre, che non erano già occupati. Per molti era il momento giusto per suonare la chitarra e riunire intorno a sé ragazzi e ragazze a cantare in coro le canzoni di Battisti o di De André. D’estate passavamo così molte serate sui gradini di sant’Antonio facendo l’una di notte.

Le folte compagnie alimentarono la formazione di squadre e di tornei sportivi di calcio e pallavolo che animavano il tifo e la rivalità tra i rioni del paese. La numerosità dei partecipanti fu tale che si arrivò ad organizzare un torneo di calcio a 16 squadre che durava da inizio luglio a fine agosto. Il campo sportivo era sottoposto a una tale usura che, alla fine dell’estate, era ridotto ad uno spiazzo polveroso dove l’erba era stata completamente consumata.

Figura 2 – Partita di calcio al campo sportivo (foto gentilmente concessa da Filippo di Tella)

Il Comune, inoltre, organizzava la proiezione di film di “seconda visione” sulle scale sotto la piazza o su al Colle, animando l’estate capracottese. E quando il meteo volgeva al brutto ci si chiudeva nella biblioteca in piazza ad ascoltare musica o a scegliere qualche lettura da fare, a casa, se non si poteva uscire. E per seguire gli eventi sportivi, in mancanza di una tv a casa, si andava tutti allo Sci Club. Per incontrarsi non c’era bisogno di telefonarsi: si usciva e, per le strade del paese, ci s’incontrava e si passava insieme il resto della giornata.

Col passare degli anni ho ridotto la mia permanenza a Capracotta, così come i miei coetanei. Altre mete di vacanza hanno sostituito quella, unica, a Capracotta per l’intera estate. Nuove generazioni si sono avvicendate nei periodi estivi, ma non con la persistenza e la numerosità di noi boomer. Molti degli amici e conoscenti di quel periodo non li ho più rivisti. E non intendo solo quelli che venivano a Capracotta perché “con trentamila lire ci passi un mese”. Alcuni che vivevano stabilmente in paese lo hanno abbandonato per trovare lavoro altrove secondo la tendenza in atto da ormai da più di un secolo in tutte le aree interne del Paese.

Questo spopolamento, tuttavia, ha favorito il ritorno di specie da tempo scomparse da tali zone creando così numerose aree di interesse naturalistico anche nel Molise. Recentemente tali aree sono state riconosciute di importanza comunitaria, per la regione biogeografica mediterranea, dalla decisione 424/2024 della Commissione Europea.

Figura 3 – I SIC che interessano il territorio di Capracotta (evidenziato) e alcuni dei sentieri naturalistici presenti
(elaborazione di carta I.G.M. su dati Ministero Ambiente e sicurezza energetica e su tracciati scaricati dal Wikiloc)

In particolare, nel territorio capracottese, sono stati delimitati i Siti di Interesse Comunitario (SIC) denominati “Bosco Monte di Mezzo-Monte Miglio – Pennataro – Monte Capraro – Monte Cavallerizzo “e “Abeti Soprani – Monte Campo – Monte Castelbarone – Sorgenti del Verde” nei quali si snodano sentieri che rendono le escursioni un’attrazione notevole (Figura 3). Il territorio di Capracotta si sta così trasformando in una sorta di santuario della biodiversità.

Sotto questo aspetto la nostra generazione, in Italia, ha almeno il merito di aver ottimizzato il rapporto demografico tra aree urbane e rurali riducendo la pressione su quelle che hanno una maggiore vocazione naturalistica.

Però per chi, come me, vive in una metropoli il confronto tra queste due realtà si fa stridente. Se le città sono sicuramente piene di opportunità, le loro dimensioni costringono ad una vita frenetica nei ritmi di spostamento, rimanendo anonime e prive di una identità comune. Tutti gli enormi servizi e infrastrutture presenti nelle città sono spesso “non luoghi” ovvero “spazi che non possono definirsi identitari, né relazionali, né storici” popolati da persone di passaggio (pendolari, immigrati e turisti) che non appartengono al posto; sono posti caratterizzati unicamente dalla funzione loro assegnata (infrastrutturale, commerciale, amministrativa) e destinata ad un enorme bacino di utenza in continuo movimento.

Al contrario lo stile di vita nei piccoli centri sembra molto più a dimensione umana sia per la minore dispersione sul territorio, sia per quella cultura condivisa fatta di conoscenza reciproca, abitudini, linguaggio, generalmente chiamato spirito del luogo (genius loci).

Noi boomer dell’ultima decade, che In Italia abbiamo vissuto un ventennio un po’ più duro economicamente, e abbiamo riassaporato accidentalmente il gusto di vivere in paese solo qualche mese ogni anno, cerchiamo ancora nelle testimonianze, nei documenti e nelle immagini, tutti i segni visibili di ciò che fu per poter decifrare ciò che non siamo più.

Forse siamo diventati parte di quella umanità liquida che entra ed esce dalle rigide strutture della popolazione legale dei paesi e delle città cercando, come pastori, un prato con l’erba più verde. Per noi boomer Capracotta è un luogo di memoria e identitario proprio perché ci lega il tempo passato insieme.

Così l’estate e, più in generale, in occasione della celebrazione triennale di S.M. di Loreto, a me sembra che tutti noi capracottesi veniamo a ricordare e rinnovare i nostri legami, quasi reiterando l’identità transumante dei nostri avi.

Parlare di spopolamento utilizzando unicamente i dati della popolazione legale può essere riduttivo: siamo capracottesi anche se viviamo a Roma, a Milano o a Napoli o dall’altra parte del mondo. Il ritorno in paese è sempre un ritorno a casa, il ritorno al punto di partenza; il posto dove rivedi e rivivi i posti e i momenti belli della tua vita. E rivedersi, noi boomer che abbiamo ripopolato per qualche mese il paese, e rivivere quei momenti di felice spensieratezza, ci sembra che allontani le preoccupazioni che sentiamo arrivare.

E, ogni tre anni, torneremo all’8 settembre contenti di poterci incontrare di nuovo per rivedere uscire, e salutare, la Madonna la cui immagine ristora e affranca dalla lontananza.

Figura 4 – Festeggiamenti per la Natività di Maria 8 settembre 1990

Rino Venditti

Fonti:

  • B. Slagsvold T. Hansen “The Baby-boomer generation” in “Generational tensions and solidarity within advanced welfare states” – NOVA Oslomet – 2021: https://www.researchgate.net/publication/354324743_Generational_tensions_and_solidarity_within_advanced_welfare_states
  • Classificazione delle generazioni – ISTAT – 20 maggio 2016: https://www.istat.it/it/files/2011/01/Generazioni-nota.pdf
  • Economia per tutti/Banca d’Italia/La lezione degli anni ’70 contro l’inflazione/21 giugno 2023: https://economiapertutti.bancaditalia.it/notizie/la-lezione-degli-anni-70-contro-l-inflazione/?dotcache=refresh
  • Filippo di Tella “Il calcio giocato a Monteforte… con le mucche” in Letteratura capracottese – giugno 2021: https://www.letteraturacapracottese.com/post/calcio-giocato-monteforte-mucche
  • “Il conte Max” di Giorgio Bianchi, con Alberto Sordi e Vittorio De Sica – 1957: https://it.wikipedia.org/wiki/Il_conte_Max_(film_1957) https://it.wikipedia.org/wiki/Capracotta#cite_note-13
  • Ministero dell’Ambiente e della transizione energetica: https://www.mase.gov.it/pagina/rete-natura-2000
  • M. Augé “Non luoghi – introduzione a una antropologia della surmodernità” – Eleuthera – 1993
  • P. Nora “Lieu de mémoire” – Gallimard – 1984.
  • Z. Bauman “Modernità liquida” – Laterza – 2000.