Le abitazioni su corso Sant’Antonio distrutte dai nazisti in ritirata nel 1943
Il raccontino settimanale del caro amico Aldo mi ha richiamato alla memoria la figura di zi Culitt’ nell’immediato dopoguerra. Il paese era stato completamente distrutto, come tutti ben sanno, e tutti si industriavano a ricostruire la propria casa… per fortuna Capracotta annoverava tra i suoi figli valentissimi muratori e falegnami, per cui le mura i tetti e gli infissi non creavano problemi insormontabili. La cosa davvero impossibile era trovare i vetri per le finestre…
Ed ecco l’intervento provvidenziale di zi Culitt’ che, nel suo laboratorio fotografico, aveva delle casse piene di negativi fotografici. Erano migliaia… il loro formato era di circa 9×12 cm ed erano di vetro su cui era spalmata una soluzione di bromuro di argento, che era il materiale sensibile per fare le fotografie.
Alcuni falegnami, tra cui mio padre Giulio e lo zio Giacomo (Ziotta) chiesero di avere queste lastre e zi Culitt’ le concesse. Io ricordo parecchi pomeriggi passati ad immergere queste lastre in acqua per far ammollare la pellicola e per toglierla via lasciando dei vetri piccoli, ma perfettamente trasparenti. Questi vetrini venivano poi inseriti in appositi telai e questi ultimi applicati alle finestre che potevano così svolgere egregiamente il loro ruolo.
È proprio vero che la necessità aguzza l’ingegno… come dice il proverbio.
Primiano Carnevale
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