Panorama di Capracotta da Monte Campo
Il 16 settembre del 1824, il duca di Calabria Francesco di Borbone, figlio del re Ferdinando I ed erede al trono delle Due Sicilie, trovandosi a villeggiare nella tenuta reale di Montedimezzo, fece un’escursione sulla vetta di Monte Campo per osservare dall’alto -come gli era stato detto- sette province del Regno, le Tremiti e persino le coste balcaniche.
Alcuni operai, capracottesi e non, gli avevano realizzato in appena tre giorni un’agevole via nonostante le pessime condizioni atmosferiche. Il principe ereditario con il suo seguito giunse in paese nelle prime ore del pomeriggio. Vicino alla chiesa di sant’Antonio, fu accolto dal sindaco Leonardantonio Falconi con un fiore su una coppa d’argento tra gli “evviva” del popolo. Raggiunse la piazza, si levò il cappello davanti a un dipinto raffigurante il padre e, dopo aver attraversato le antiche mura cittadine abbellite per l’occasione con raffinati tappeti, entrò nella Chiesa Madre.
Poi, montato a cavallo, si diresse verso Monte Campo. Salì a piedi fino alla vetta. Qui, chiedeva a tutti, indipendentemente dal ceto sociale, informazioni sui vari luoghi geografici che lo incuriosivano. Conversava con tutti e permetteva a tutti grande famigliarità. In particolare, parlava con i giovani galantuomini che salivano per prestargli omaggio. Poi, con alcuni del suo seguito, consumò un pasto su un largo masso, fra i cespugli dei faggi, sul quale fu scolpita una breve epigrafe commemorativa. Al ritorno, incontrò nella piazza di Capracotta il sindaco, il parroco e il comandante della guardia civica per alcune elargizioni. Diede 25 ducati al parroco per i poveri, 25 ducati al sindaco per i lavori di costruzione della strada e 24 al comandante della guardia civica. Andò via con l’impegno a ritornare l’anno successivo. Fece anche osservare alcuni palazzi che potessero ospitarlo.
Il principe non tornò mai più a Capracotta perché, nel mese di gennaio dell’anno successivo, ascese al trono per la morte del padre. Ma non dimenticò Capracotta. L’8 luglio del 1827, un violento temporale devastò i campi e rovinò i canali per l’approvvigionamento d’acqua dei mulini. I capracottesi implorarono soccorsi direttamente al sovrano. E il re non fece mancare il proprio aiuto: elargì la consistente cifra di 1.000 ducati (corrispondenti a circa 50.000 euro del giorno d’oggi) che andò a formare un secondo monte frumentario in paese. I capracottesi gradirono particolarmente il contributo regio da intitolare questo secondo monte frumentario cittadino al più caro dei santi della comunità: il patrono Sebastiano.
Negli anni successivi all’Unità d’Italia, alcuni capracottesi d’ideali liberali, capeggiati dal canonico don Leopoldo Conti, fecero rotolare giù dai dirupi di Monte Campo il macigno che era servito da mensa all’allora duca di Calabria Francesco di Borbone. Il masso, tuttora, non è stato ancora rintracciato.
La tomba del re Francesco I di Borbone a Napoli
L’8 novembre del 1830, Francesco I di Borbone morì lasciando il Regno nelle mani del figlio Ferdinando II di Borbone. Il nuovo sovrano non visitò mai Capracotta ma intrattenne ottimi rapporti con due nostri compaesani: il giurista Stanislao Falconi (a cui è intitolata ancora oggi la principale piazza di Capracotta) e il vescovo di Eumenia, Giandomenico Falconi. Ma questa, come nelle migliori tradizioni, è un’altra storia…
Francesco Di Rienzo
Bibliografia:
H. Acton, I Borboni di Napoli, Firenze, Giunti, 1962
L. Campanelli, Il Territorio di Capracotta, Scuola Tipografica Antoniana, Ferentino, 1931
G. Coniglio, I Borboni di Napoli, Milano, Corbaccio, 1999
D. Di Nucci, Capracotta. Registro – Libro delle Memorie: 900 anni di storia dal 1040 al 1943, D’Andrea Spa, Milano, 2020
A. Genoino, Le Sicilie al tempo di Francesco I (1777-1830), Napoli 1934
P. Calà Ulloa, Il regno di Francesco I, Roma, 1870