L’altare di san Michele Arcangelo nella Chiesa Madre
L’elmetto da guerriero sul capo, la corazza sul petto, lo sguardo fiero rivolto verso il basso, una catena nella mano sinistra con cui tiene stretto il dragone e una spada nella mano destra con la quale è pronto ad infilzarlo. È la statua dell’Arcangelo Michele nella Chiesa Madre di Capracotta. I dettagli dell’opera rappresentano chiaramente le caratteristiche che le Sacre Scritture assegnano all’Arcangelo: angelo guerriero di Dio, anzi capo supremo dell’esercito celeste, in perenne lotta contro il Diavolo che diffonde tra gli uomini il male e la ribellione contro il Signore.
A Capracotta, l’Arcangelo è venerato nella prima cappella della navata sinistra della Chiesa Madre: un accorgimento architettonico- religioso che lascia trasparire il ricordo di una possibile origine longobarda del suo culto nella comunità capracottese. I Longobardi, infatti, hanno governato le nostre contrade dalla fine del VI secolo fino all’anno 1105. Una volta convertitisi al Cristianesimo a partire dal VII secolo d.C., hanno identificato nell’Arcangelo una delle loro principali divinità: il dio Thor.
«Sul S. Michele che occupa il primo altare della navata di sinistra, cioè il primo altare in “cornu evangelii”, credo vada fatta qualche piccola considerazione che serve a rafforzare non solo l’ipotesi dell’origine longobarda del culto, ma anche qualcosa di più importante- spiega l’architetto Franco Valente, infaticabile studioso dell’arte e della storia del Molise-. La circostanza di occupare il primo altare a sinistra è abbastanza consueta. Quasi una regola. Ma in genere avviene in chiese che sono dedicate alla Madonna Assunta, come nel caso di Capracotta. La questione è complessa e deve essere ricondotta all’epoca carolingia in cui piano piano si cercò di sostituire il culto principale per S. Michele con quello dell’Assunta. Infatti sicuramente la chiesa posta più in alto a Capracotta, proprio per le sue origini longobarde, doveva essere necessariamente dedicata a S. Michele Arcangelo. Il trasferimento del patronato alla Madonna, però, non fu cosa semplice e conseguentemente all’arcangelo Michele fu riservato l’altare più importante nell’ambito di un percorso liturgico che privilegiava l’entrata in chiesa in “cornu evangelii”».
Nel corso del XIX secolo, la famiglia Carugno ha esercitato il jus patronato sull’altare dedicato a san Michele.
Francesco Di Rienzo