Il “Professore” Sebastiano Di Rienzo a Rebibbia per “cucire” un futuro diverso

Il sarto capracottese Sebastiano Di Rienzo insegna da qualche anno taglio e cucito ai detenuti del carcere romano di Rebibbia nell’ambito di un progetto di reinserimento sociale e professionale dell’Accademia Nazionale dei Sartori. Ce lo racconta un allievo del progetto, Fabio.


Nel carcere romano di Rebibbia vi sono diversi imprenditori che offrono un’opportunità professionale con formazione spendibile in libertà nel segno della qualità e del rispetto della dignità. Questo connubio «carcere/imprenditoria» rispetta il dettato costituzionale mettendo la formazione e quindi il lavoro come una grande opportunità di crescita sia sul piano sociale, che su quello legale, etico ed economico.

Assumere una persona detenuta conviene perché è una risorsa umana, sgrava l’impresa da contributi, riducendo i costi di lavoro, dando alla stessa impresa «plusvalore» partecipando al progresso del nostro Paese.

Le agevolazioni per le imprese le troviamo nella Legge Smuraglia (n.193 del 22 giugno 2000) e in quella sulle Cooperative sociali (n.381 dell’11 novembre 1991).

Un esempio da seguire, partecipando al «Work in progress», è Sebastiano Di Rienzo, per tutti a Rebibbia è «il Professore» con delle qualità umane e professionali uniche. È la persona che oltre a trasformare i tessuti in opere d’arte, trasforma le persone, insegnando alle stesse un mestiere ricercato e ambito, partendo dalla selezione dei tessuti, passando dalle forbici per arrivare al taglio e quindi all’ago e al filo per confezionare l’opera.

Oltre ad essere stato il più giovane Cavaliere della Repubblica italiana onorato dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini, Di Rienzo è un esempio dell’«Haute couture made in Italy» ed è il più popolare «couturier» al mondo.

Ha unito le sue intuizioni creative alle decisioni strategiche e innovative portando il suo sapere come costumista in un’infinità di film. Inoltre, è autore di diversi testi sulla moda che valorizzano la bellezza dell’abito fatto a mano come sinonimo di lusso.

È un uomo di mondo cresciuto tra sartorie, sfilate e incontri con l’aristocrazia spaziando tra famiglie reali e persone dello spettacolo che apprezzano particolarmente le sue creazioni artistiche e quella profonda sensibilità al bello.

Non è un caso se da Capracotta, piccolo paesino molisano, il «Professore» è riuscito ad approdare nell’Elite di Valentino Garavani diventando tagliatore, modellista, sino a capogruppo ed è il Presidente della prestigiosa Accademia dei Sartori.

Il suo gusto e soprattutto il suo stile è unico come unica è la scelta di dedicarsi agli ultimi del carcere, tra i primi nel suo cuore.

A Rebibbia è l’alfiere indiscusso della moda italiana autentico e raffinato , è il «Professore Filosofo», che ha anche creato un capo artigianale per una donna filosofa che gestisce il reparto G8 del carcere.

Attualemtne il corso sartoriale è composto da circa 10 persone detenute con ottime qualità. Giannetto è la persona detenuta che è da più tempo con il Professore e da anche da Tutor agli altri del gruppo.

A Rebibbia il «Professore Filosofo» lotta, informa, forma ed educa chi ha la fortuna di partecipare ai suoi corsi sartoriali.

Il corso sartoriale è destinato a promuovere iniziative di sensibilizzazione alle tematiche carcerarie e serve per aiutare concretamente le persone detenute e di riflesso la società libera.

I corsisti di Rebibbia disegnano, tagliano e imbastiscono le creazioni con la guida speciale che li accompagna quotidianamente fornendo una grande ispirazione per un futuro da stilista. Il Professore ha scelto la location di Rebibbia per far capire che il carcere non è un problema dei carcerati e che nei penitenziari ci sono persone che possono avere un futuro migliore.

Questo uomo «di vecchio stampo» ha messo i corsisti sotto la sua mantella capracottese, il “Tabarro”, facendo capire il valore dei sacrifici, dell’unione, della condivisione per arrivare ai traguardi sperati.

Tutti possono imitare l’opera umana e volontaria di Sebastiano Di Rienzo, anche le persone che non hanno lo stesso curriculum vitae e non sono quei pionieri della moda sartoriale. La vita gli ha dato tanto con tutti i traguardi e le riconoscenze ottenute, è da tempo che restituisce tutto il bene ottenuto a sfortunati, tristi, abbandonati e bisognosi di aiuto che hanno perduto ogni speranza e bene.

Grazie “Professore Filosofo” se questa opera umana, legale e socioale è possibile in una istituzione totalizzante.

Fabio