Una foto della “Florence Foundry” (ca. 1890). Archivio fotografico: Hagley Museum and Library
Giovanni “Charley” Buccigrossi nacque a Capracotta, oggi provincia di Isernia, il 9 aprile del 1888. Il padre “Frank”, nato nel 1859, emigrato prima verso il Brasile decise poi di raggiungere gli Stati Uniti. Qui trovò lavoro nella “Mount Hope Mine” di proprietà della omonima “Mount Hope Mining Company” nel New Jersey. Nel 1909 fu nelle condizioni di pagare il biglietto per i due figli maschi: Giuseppe e Giovanni.
I due fratelli giunsero ad “Ellis Island” a bordo del piroscafo “Mendoza”. Anche loro due, come tantissimi altri, alla ricerca del “sogno americano”. La famiglia Buccigrossi stabilì la sua residenza nella cittadina di Florence, Contea di Burlington, nel New Jersey. Giuseppe, il fratello più grande, trovò lavoro con il padre in miniera. Giovanni, a cui venne dato l’appellativo di “Charley”, andò a lavorare per la “Florence Foundry”. Il lavoro della fonderia era duro e massacrante ma garantiva un buon guadagno. Poi “Charley” conobbe, si innamorò e sposò l’italo-americana Lucia Mastrofrancesco.
La ragazza era nata a San Severo, in provincia di Foggia, nel 1893. Dalla coppia nacquero ben nove figli: Frank; Michael; James; Alphonzo; Anthony, Joseph; Angeline; Carmela e John. Tutto sembrava andare per il meglio. Poi, purtroppo, il 19 dicembre del 1926 avvenne la tragedia. In un brutto incidente sul lavoro, all’interno della “Florence Foundry”, il povero “Charly” rimase ucciso. L’intera comunità italo-americana partecipò ai funerali e contribuì, per quello che poteva, a dare un segno tangibile di generosità.
A Lucia, la moglie di “Charley”, toccò il duro compito di portare avanti la famiglia. Con grandi sacrifici ce la fece. Una delle figlie Angeline, nata nel 1923, lavorò per oltre 40 anni con la General Motors e morì nel 2012. James “Knox” Buccigrossi, l’ultimo rimasto dei nove fratelli, morì l’11 febbraio del 2014. Aveva 93 anni. James “Knox” Buccigrossi aveva combattuto, facendosi onore, con la Marina statunitense durante la Seconda Guerra Mondiale. Era stato dipendente della “PSE & G” una società elettrica e volontario dei Vigili del fuoco.
Geremia Mancini
Presidente onorario “Ambasciatori della fame”