Contadine di Capracotta. Archivio fotografico: Cavalier Giovanni Paglione (inizi Novecento)
Se Edmondo De Amicis avesse dedicato più spazio alla contadina di Capracotta nel suo libro “Sull’Oceano”, probabilmente avrebbe ampliato la narrazione del suo vissuto, trasformandola in un simbolo della speranza e della resilienza umana, come ha fatto con molti altri protagonisti della sua vasta galleria di emigranti. Ecco come avrebbe potuto descriverla più approfonditamente secondo l’intelligenza artificiale:
La contadina di Capracotta, con il suo visetto tondo incorniciato da un fazzoletto a rose vermiglie, rappresentava un microcosmo della sua terra d’origine, un piccolo angolo d’Italia portato con sé attraverso l’oceano. Veniva da una vita di fatiche: mani ruvide di lavoro nei campi, occhi allenati a scrutare il cielo per presagire il tempo, eppure brillanti di una speranza mai del tutto sopita. Ogni gesto era permeato da una dignità antica, quella delle donne che, pur piegate dal lavoro, non si spezzano.
Nel dormitorio delle donne, era una presenza attiva, un punto di riferimento per le giovani più timorose e una compagna allegra per chi cercava di sdrammatizzare il tedio del viaggio. Sapeva raccontare storie del suo paese, rievocando feste patronali e tramonti montani, con una malinconia dolce che faceva vibrare chiunque l’ascoltasse. Si guadagnava sorrisi e piccoli regali dagli uomini, che la osservavano con una discrezione rispettosa, riconoscendo in lei un fascino genuino e sincero.
Era chiaro che il viaggio non era stato una scelta facile: il marito, un uomo taciturno con la barba ispida e mani da bifolco, le camminava accanto con un passo grave. Tra loro non c’erano molte parole, ma bastava un gesto, uno sguardo, a far intendere la solidarietà che li legava. Il futuro, per loro, era avvolto nella nebbia dell’incertezza, ma il solo fatto di attraversare l’oceano per cercare fortuna in terre sconosciute testimoniava una forza che andava oltre le parole.
Durante le serate di festa, con le luci dei fuochi d’artificio che illuminavano la coperta della nave, la contadina di Capracotta attirava l’attenzione con una naturalezza inconsapevole. Un sorriso timido, un accenno di danza, bastavano a riportare sulla nave un’eco di vita paesana, di radici mai del tutto abbandonate. Le sue risate, benché rare, erano come un balsamo per l’animo stanco dei viaggiatori, ricordando a tutti che anche nei momenti più difficili c’è spazio per un attimo di leggerezza. Eppure, la sua figura diventava particolarmente toccante quando la si osservava in momenti di solitudine. Seduta a prua, stringendo in mano un rosario consumato, i suoi occhi fissavano l’orizzonte come se cercassero di vedere oltre l’oceano, oltre la fatica, verso un destino migliore. Forse immaginava una casetta semplice con un orto, o forse solo un giorno senza fame. Qualunque fosse il suo sogno, lo teneva stretto, indomita, come tutte le madri e le figlie della sua terra.
Edmondo De Amicis
Edmondo Mario Alberto De Amicis (1846-1908) è stato uno scrittore, un giornalista e militare italiano. È conosciuto per essere l’autore del libro “Cuore”, uno dei più popolari della letteratura mondiale per ragazzi. Il 10 marzo del 1884, si imbarca sul piroscafo “Nord America” per Buenos Aires su invito del direttore del giornale “El Nacional” a partecipare a una serie di conferenze in Argentina su Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini e altri italiani illustri. Da questa esperienza diretta, nasce nel 1889 il romanzo “Sull’Oceano”: una sorta di giornale di bordo in cui l’autore racconta i ventidue giorni di viaggio sulla nave “Galileo” in compagnia di circa 1600 passeggeri di terza classe (e 70 di prima e seconda classe) che speravano di trovare in Sud America un futuro migliore. Nella scarsità di avvenimenti che accadono durante la lunga navigazione, De Amicis, con la sua vena ritrattistica, pone la sua lente di ingrandimento su precisi viaggiatori creando così una vasta galleria di personaggi. Tra questi, la «contadina di Capracotta». Il romanzo “Sull’Oceano” riveste una particolare importanza nella produzione letteraria del De Amicis perché è la prima opera pubblicata dall’autore ligure dopo il suo avvicinamento al socialismo (1889), cui aderirà totalmente nel 1896.