Bianco neve, bianco nuvole… Foto: Vincenzo Fiadino (2024)
Se Charles Dickens avesse scritto una novella sul Natale a Capracotta, probabilmente avrebbe intessuto una narrazione poetica e ricca di dettagli, capace di far emergere il fascino senza tempo di quel piccolo borgo immerso nella neve. Secondo l’intelligenza artificiale, potrebbe iniziare così:
In un villaggio appollaiato tra i monti dell’Appennino, dove l’inverno si posava con la stessa solennità di un vecchio saggio, il Natale giungeva ogni anno con un tocco di magia. A Capracotta, il tempo sembrava scorrere più lento, come se volesse lasciare spazio ai cuori per riscaldarsi vicino al fuoco e alle anime per cantare al ritmo malinconico delle zampogne.
Le nevicate abbondanti ricoprivano ogni cosa, trasformando il quartiere di Terra Vecchia in un presepe vivente. La Chiesa Madre svettava al centro, custode silenziosa di tradizioni secolari, le sue campane scandivano un tempo che non apparteneva più alla frenesia del mondo, ma alla quiete dei cuori.
Dentro le case, accanto ai camini scoppiettanti, famiglie intere si riunivano per adornare l’albero di Natale. Ma qui, a Capracotta, l’albero non si vestiva di lustrini o decorazioni scintillanti, bensì di vita. Piccoli mandarini, caciocavalli fragranti, torroncini avvolti in carte colorate, salsicce appese come promesse di un futuro abbondante, e nastri per le trecce delle bambine o bretelle nuove per i maschietti: ogni elemento raccontava una storia, un frammento di ciò che il villaggio era e di ciò che sperava di diventare.
Fu in quel Natale che il vecchio Antonio, un uomo burbero e solitario che viveva ai margini del borgo, trovò qualcosa che non aveva mai cercato: il calore della comunità. Da anni Antonio osservava la gente festeggiare dalle finestre appannate della sua casetta, ma una sera, attratto dal suono delle zampogne e dal profumo del pane appena sfornato, si avventurò tra le stradine innevate. Fu accolto con sorrisi sinceri, stretto da mani callose e cuori aperti. Per la prima volta, Antonio sentì il freddo dell’inverno dissolversi dentro di lui, sostituito da un calore che neanche il camino più vivace avrebbe potuto replicare.
Quella notte, sotto un cielo di stelle così lucenti da sembrare diamanti, Capracotta si rivelò più che un semplice borgo: divenne un simbolo di speranza, una prova tangibile che anche nel più gelido degli inverni, il calore umano poteva accendere luci che né il vento né la neve avrebbero mai potuto spegnere.
Charles Dickens
Charles John Huffam Dickens (1812 – 1870) è stato uno scrittore e un giornalista britannico dell’età vittoriana. Noto tanto per le sue prove umoristiche (Il Circolo Pickwick) quanto per i suoi romanzi sociali (Oliver Twist, David Copperfield, Tempi difficili, Grandi speranze, Canto di Natale), è considerato uno dei più importanti romanzieri di tutti i tempi, nonché uno dei più popolari.
Il Canto di Natale (A Christmas Carol. In Prose. Being a Ghost-Story of Christmas), in particolare, è una novella di fantasmi pubblicata a Londra nel 1843 per Champman & Hall e illustrata da John Leech. Una delle sue opere più famose, commoventi e popolari, è la storia celeberrima di Ebenezer Scrooge, un signore anziano e avaro, che riceve la visita di una serie di fantasmi che cercano di convertirlo. Dopo le loro apparizioni, Scrooge ne uscirà definitivamente cambiato, mutato in uomo più gentile e generoso.