La bandiera americana e quella italiana sventolano sul Clipper. Foto: Francesco Di Rienzo
Dopo la festa celebrativa per l’arrivo del nuovo spartineve, i cittadini di Capracotta tornavano ad ammirarlo e a toccarlo da vicino nei giorni successivi, poiché molti non avevano avuto l’opportunità di farlo durante l’evento principale. La presenza del “Capracotta Clipper” ha infuso una nuova fiducia nella comunità, alleviando la paura dell’isolamento grazie a questo fondamentale strumento.
Vi invito a scoprire la straordinaria storia che si cela dietro a questo avvenimento. Dopo la devastazione del paese a causa della guerra, Capracotta stava lentamente rinascendo, ma l’isolamento, durante i rigidi inverni, rimaneva una questione critica. Il Comune non disponeva delle risorse necessarie per acquistare un nuovo spazzaneve. La svolta avvenne nel 1949, quando alcuni emigranti di Capracotta fondarono un comitato chiamato “CARNIVAL FOR CAPRACOTTA” (foto in basso, ndr), con lo slogan “To Provide a Snowfighter for Humanity”, per raccogliere fondi destinati all’acquisto di uno spazzaneve per la comunità.
Ciò che seguì sembrò più una favola che una semplice cronaca: cittadini locali, emigranti in America, artisti, atleti, sindaci di Jersey City e di Capracotta, e persino l’Ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, si unirono in questo gesto di solidarietà. Tuttavia, nel loro entusiasmo generale, trascurarono l’ostacolo rappresentato dalla burocrazia.
È stato mio padre a raccontarmi in dettaglio questo avvenimento, e ora lascio spazio alla sua voce:
«Qualche anno dopo l’arrivo dello spazzaneve, una forte nevicata colpì Abruzzo e Molise, rendendo le strade impraticabili a causa della carenza di mezzi adeguati. La scoperta della tragica notizia della morte di un giovane di Capracotta all’ospedale di Agnone suscitò grandi emozioni nel paese. Io e Leo decidemmo che l’unica possibilità di riportare a Capracotta quel giovane sfortunato era rappresentata dalla strada per Castel del Giudice, Rionero Sannitico, Isernia, Carpinone e Agnone. Avevamo qualche dubbio su come superare il Macerone. A Monteforte c’era troppa neve e la strada per S. Pietro Avellana era ancora impercorribile a causa dei danni prodotti dall’occupazione tedesca Il giorno seguente, insieme agli operai che seguivano sempre lo spazzaneve, partimmo di buon mattino in direzione di Castel Del Giudice. Durante il tragitto, il nostro mezzo fu accolto con plausi da parte di tutti i paesi attraversati, finalmente liberati dall’isolamento invernale. Lo spartineve filava che era una bellezza. È impossibile non sorridere ripensando ai piccoli “incidenti”, o meglio, ai momenti divertenti che incontrammo lungo il cammino. A Isernia, ad esempio, si verificò una simpatica protesta da parte degli autisti dei pullman, che avrebbero dovuto riprendere il servizio invece di godersi un altro giorno di riposo. A Carpinone, mentre attraversavamo le strade strette coperte di neve, portammo via involontariamente alcuni gradini davanti ai portoni. La scena divenne ancora più esilarante quando vedemmo le persone rincorrevano i loro scalini dispersi. Arrivati ad Agnone, ci dirigemmo subito all’ospedale per prelevare la bara. All’uscita ci attendeva una sorpresa: un Capitano degli Alpini, sapendo della nostra destinazione a Capracotta, chiese un passaggio per sé e per i suoi uomini, che dovevano portare aiuti (viveri e medicinali) alla comunità. La nostra reazione ironica, unita alla sua decisione di “sequestrare” temporaneamente il nostro spartineve per mancanza di targa e libretto di circolazione, aggiunse un tocco di umorismo inaspettato. Il giorno dopo raccontai al sindaco quanto accaduto; lui mi rispose: “Quando lo sequestreranno, ci penseremo”».
Michele Potena, nel suo scritto «Capracotta, il paese della neve tra passato e futuro», pubblicato sul periodico localre “La Città del Sole”, riporta: «Già dai primi giorni di febbraio, il Comune prese contatti con l’ACI di Campobasso per l’iscrizione del mezzo al Pubblico Registro Automobilistico. Fu richiesta a breve, in loco, una visita da parte dell’ingegnere della Motorizzazione Civile».
Circa questa richiesta Michele Potena non ne parla più: probabilmente si fidò della necessità dell’immatricolazione.
Al momento dell’acquisto di un veicolo nuovo, è obbligatorio procedere all’immatricolazione per garantirne l’idoneità alla circolazione stradale. Questo implica che un numero di telaio venga abbinato a un numero di targa, e i dati del mezzo (matricola) e quelli del suo proprietario vengono registrati presso l’Archivio Nazionale dei Veicoli (ANV) della Motorizzazione Civile, che provvede a rilasciare la carta di circolazione. Contestualmente all’immatricolazione, il veicolo è registrato presso il Pubblico Registro Automobilistico (PRA). Solo dopo aver completato tali adempimenti, il mezzo è autorizzato a circolare liberamente su strada.
Di questo fatto nessuno seppe nulla o cercò di dimenticarlo; mai un vigile o un poliziotto ha fermato o sequestrato lo spazzaneve. Malgrado tutto Il “CAPRACOTTA CLIPPER”, senza targa e libretto di circolazione, nei suoi cinquant’anni di servizio, è sempre stato al servizio di Capracotta e dei paesi limitrofi.
Costantino Giuliano
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