Capracotta, durante i suoi 1250 anni di vita nel bene e/o nel male, ha dovuto ringraziare il Fuoco per la sua sopravvivenza e a volte ha dovuto anche maledirlo per le tragedie che fu costretto a subire. A Capracotta negli anni ’50 c’erano quattro siti di raccolta dei covoni, si produceva tanto grano, c’erano tre forni e tre mulini, quasi tutti i terreni erano coltivati ed era uno spettacolo vedere il territorio di Capracotta coperto da una miriadi di fazzoletti che alternavano il loro colore: giallo, verde, blu, giallo-verde, giallo mischiato con il rosso, non come adesso che i due colori base sono il verde e il marrone! I grandi cumuli di covoni ben squadrati, ordinati e coperti con grandi teli “i copertoni” venivano sorvegliati attentamente a turno notte e giorno per prevenire “accidentali prelievi”. Di fronte all’attuale Caserma dei Carabinieri nell’anno 1961 si trovava uno di questi siti e verso mezzogiorno, quando la sorveglianza si allentava per il pranzo quotidiano, scoppiò un furioso incendio che alimentato da un leggero vento distrusse nel giro di poche ore il sacrificio di un anno di duro lavoro. La mancanza d’acqua e di persone furono i motivi per cui poco si salvò e la motopompa arrivò nel tardi pomeriggio quando ormai non c’era più nulla da fare! La disperazione di chi aveva perso tutto il raccolto era tangibile e la si notava negli occhi pieni di lacrime e dai capelli che le donne si strappavano, ma c’erano anche chi con grande slancio di umanità e di coraggio cercava di rincuorare gli sventurati che già presagivano il crudele destino che si era abbattuto sulla propria famiglia. a come sempre, il popolo capracottese dette sfoggio al suo innato senso di solidarietà umana, tutto il grano bruciato fu reintegrato da quelli che erano stati più fortunati alla stregua di quello che successe durante la distruzione di Capracotta: quasi un migliaio di persone furono ospitate nelle masserie di Guastra e di Macchia senza contropartita! Si può ben dire che, se il fuoco distruggeva, la solidarietà umana ricompattava persone e famiglie!
Filippo Di Tella