Il maresciallo Osman Carugno
Recentemente l’Arma di Rimini ha ricordato il Maresciallo Osman Carugno, comandante della Stazione dei Carabinieri di Bellaria insignito del riconoscimento internazionale “Giusto fra le nazioni” – nel 1985 – poiché, durante la II guerra mondiale, insieme ad Ezio Giorgetti, un albergatore del luogo, aiutò un gruppo di ebrei a sfuggire allo sterminio nazista.
Nel settembre del 1943, trentotto ebrei arrivano a Bellaria in cerca di un rifugio, per sfuggire alle persecuzioni nazi-fasciste. Dopo alcuni tentativi per trovare un alloggio, vengono accolti all’hotel Savoia, gestito dal giovane albergatore Giorgetti. Non svelano subito la loro reale identità: si presentano come profughi italiani fuggiti di fronte al pericoli della guerra, come tanti altri presenti sulla riviera romagnola in quei difficili giorni.
Il Comandante Carugno, tuttavia, capisce presto che si tratta di ebrei in fuga, ma pur rendendosi conto dei gravissimi rischi a cui lui si espone, accoglie il disperato appello di aiuto e, affrontando numerosi pericoli, insieme a Giorgetti, assicura loro protezione fino alla liberazione, avvenuta alla fine di settembre del 1944. Il gruppo di Ebrei viene nascosto a Bellaria, a Igea Marina, a San Mauro, poi lungamente a Pugliano, nel Montefeltro. Le vicende di quel lungo anno di fuga sono anche la storia di piccole comunità che, senza fare troppe domande, sono disponibili ad offrire un aiuto immediato e concreto: sono in tanti infatti ad attivarsi per falsificare carte di identità e documenti, per reperire coperte ed alimenti, per cercare soluzioni ai mille problemi quotidiani di chi vive in clandestinità.
Ezio Giorgetti nel 1964 viene riconosciuto “Giusto tra le Nazioni”, primo italiano ad aver ricevuto questo onore, e nel 1985 il titolo di “Giusto” viene conferito al Maresciallo Carugno. Nel 1943, il Maresciallo Carugno era il comandante della Stazione dei Carabinieri di Bellaria: la sua irreprensibile condotta professionale ed umana gli ha concesso di essere riconosciuto da Israele come “Giusto” nel 1985. Osman Carugno di padre Saverio, fu Domenico Filippo, nativo di Capracotta, come tutta la Casata Carugno, Notaro del Regno, rogò in Capracotta; le alternanze delle destinazioni di carriera di Osman lo portarono in diversi distretti militari, fino ad approdare a Bellaria dove compì il gesto eroico che lo ha consegnato alla storia.
Di lui uno degli Ebrei salvato ricorda: «Carugno ci aiutò senza nessun compenso o fine ulteriore. All’inizio, come ci disse, compì il suo dovere, ma se ci avesse mandato fuori dalla zona di sua competenza, nessuno avrebbe potuto incolparlo di non aver comunque fatto il suo dovere, o di aver cooperato col nemico. Lui era un fedelissimo del Re ed eseguiva gli ordini senza esitare. Col tempo, fra lui e mio suocero si allacciò una vera amicizia. Il suo comportamento era da amico e non da militare che eseguiva ordini. Quando uscimmo dal territorio di sua competenza, lasciò tutto e venne ad aiutarci». Uno degli scampati, Leopold Studeny, definì Osman Carugno “il nostro protettore in tutti i momenti”.
Ecco, a distanza di tempo, questo evento, ricco di nobiltà d’animo e di coraggio, risveglia in noi il senso del dovere e della carità cristiana poiché non le avversità, il rischio di pericoli, anche della vita, debbono farci dimenticare il nostro essere Uomini e la nostra essenza di persone capaci di condividere l’umanità tutta, senza discrimini legati a razze, colori della pelle o ideologie di qualsivoglia natura. L’insegnamento che ci trasmette questo atto eroico, compiuto con determinazione e coraggio, ci rinfranca, maggiormente di questi tempi, in cui tutti facciamo appello ai valori, quelli veri.
Maurizio Carugno