Mio nonno, aveva un capace portafoglio. I posti abituali per conservarlo erano la tasca interna sinistra di una giacca o la tasca posteriore dei pantaloni, chiusa da un bottone. Mia nonna non gradiva che mio nonno conservasse il portafoglio nella tasca posteriore e spesso lo rimproverava anticipandogli che un giorno o l’altro quel portafoglio sarebbe volato via, facile preda di qualche ladro.
Si urtava mio nonno rispondendole che se ne sarebbe certamente accorto e che poi ci avrebbe pensato il suo fido bastone a punire il ladro. I nonni erano ancora a Roma in attesa di tornare al fresco capracottese e faceva caldo anche se appena entrata la primavera. Insieme presero l’autobus e in prossimità della fermata dove dovevano scendere, si alzarono e si avvicinarono alla porta dell’autobus: mio nonno non aveva la giacca, la tasca posteriore del pantalone era sbottonata e il portafoglio era in bella evidenza e a portata di mano. Quale migliore occasione, pensò mia nonna, poteva desiderare di dare una prova evidente di quanto aveva sempre sostenuto? Delicatamente sfilò il portafoglio senza che mio nonno se ne accorgesse.
Una signora che aveva assistito alla scena toccò mio nonno e l’ avvisò che quella signora che era dietro di lui gli aveva rubato il portafoglio. La prima reazione di mio nonno fu di portare la mano sulla tasca posteriore e accertarsi che il portafoglio in effetti non c’era. Poi, da consumato attore, fece la più bella sceneggiata della sua vita: finse di non riconoscere Nonna e la aggredì verbalmente urlando come può fare un derubato che ha il ladro sotto tiro, attirando così l’attenzione di tutti i passeggeri: «Mariulona che ‘nzi è aldre, come te sié azzardata a frecarme re portafoglie? Nde n’abbreugne à fa se cose all’età téia? Mò t’aia dà na bastunata accuscì te ‘mbiare»(Ladra che non sei altro, come ti sei permessa di rubarmi il portafogli? Non ti vergogni alla tua età a fare certe cose? Adesso ti do una bastonata, così impari!). E alzò il bastone come se volesse colpirla! «Er Minghe ma te si è mbazzite? Ne m’arcanusce cchiù, so mogliete, povera à mé!». (Domenico, ma sei impazzito? Non mi riconosci più? Sono tua moglie, povera me!).
I passeggeri dell’autobus assistettero spaventati alla scena: qualcuno non capì cosa si dissero, qualche altro si intromise tra i nonni per separarli. Si fermò l’autobus, tutti i passeggeri erano rivolti verso i due per vedere come andava a finire: scesero e nonna, come abitualmente faceva, si mise sottobraccio a nonno che rideva sotto i baffi.
Domenico Di Nucci