Mappa su pergamena di Vespasiano Ronchi del 1750 con i territori di Capracotta e Pescopennataro
La relazione fu inviata a Don Francesco Maria Matteo, Governatore della Città di Agnone r Delegato dalla Regia Camera Summaria. Patrizio di Liberatore di Pescocostanzo e Pietro Berardinelli di Castel di Sangro furono incaricati di eseguire una ricognizione dei termini che delimitavano i territori di Capracotta e Pescopennataro. Si recarono sul posto accompagnati da persone pratiche e ritrovarono vari termini lapidei con evidente lavorazione fissati nel terreno, alcuni con i cosiddetti testimoni, cioè tra due pietre non lavorate.
In estrema sintesi gli esperti riuscirono cosi ad individuare un primo termine in linea retta con la Chiesa di San Luca, seguendo la stessa direzione fino alla località la matasseneta individuarono un secondo termine con il seguente segno scolpito .
Da qui girando a sinistra verso Castel del Giudice in linea retta giunsero al termine posto al guado detto di piana gentile e da lì fino ai monti della matassaneta; proseguendo sempre in linea retta verso Castel del Giudice trovarono un enorme masso non rimovibile con il seguente segno scolpito .
Girando poi in direzione a sinistra verso mezzogiorno arrivarono ad un altro enorme masso non rimovibile con il seguente segno scolpito e camminando a destra verso ponente trovarono un altro grande macigno con lo stesso segno scolpito . Proseguendo nella stessa direzione arrivarono fino a due macigni non rimovibili posti ai lati della strada che da Capracotta va a S. Angelo; sul primo masso c’era scolpito il seguente segno e sul secondo quest’altro segno . Questo posto, detto la Pretaferrata, segnava il confine tra Capracotta, Pescopennataro e Castel del Giudice.
Era facile alimentare le liti tra paesi confinanti, come in effetti succedeva spesso: bastava che qualcuno facesse sparire o spostasse uno dei termini con testimoni, che in definitiva erano pietre lavorate che pesavano meno di 50 Kg, e saltavano le linee di confine.
Domenico Di Nucci