La Tavola Osca: un nuovo tentativo di “furto di paternità”

E’ stato avanzato da parte del Comm. Antonino di Iorio di Pietrabbondante, illustre studioso di storia patria e di antichità molisane, il sospetto, ripreso poi da  Paolo Nuvoli e Bruno Paglione, che la “Tavola” sia stata in realtà da Francesco Saverio Cremonese rinvenuta nel sito archeologico del Calcatello, nel comune di Pietrabbondante.1

In quel sito infatti F.S. Cremonese, coinvolto tra l’altro in una storia di traffici illegali di oggetti antichi, aveva fatto “ricerche” per diversi anni prima che iniziassero gli scavi decisi dal governo borbonico nel 1857.2

Le argomentazioni addotte sono fondate su dichiarazioni “non veritiere”, a partire da quella del Notaio G. Gamberale di Agnone: “Come risulta da ricerche da me fatte nessun Tisone risulta mai nato o residente in Capracotta in quanto il cognome non figura in nessun atto pubblico o privato. Esso, al contrario, ancora attualmente è abbastanza diffuso nel comune di Pietrabbondante, anche se con il passar del tempo da Tisone si è trasformato in Tesone”. 3

A questa dichiarazione si aggiunge anche un documento di archivio datato 5 dicembre 1832 (16 anni prima del ritrovamento della Tavola) del Decurionato di Pietrabbondante in cui compare un timbro con la sola dicitura “Donatantonio Tisono”, che A. Di Iorio ipotizza essere stato un amministratore comunale analfabeta che firmava col timbro.4

La consultazione dei Registri delle nascite e quelle dei morti dell’Archivio parrocchiale di Capracotta avrebbe certamente consentito al Notaio di constatare, e dichiarare,  che è realmente esistito un Pietro Tisone nato a Capracotta il 19 giugno 1809 ed ivi deceduto il 14 ottobre 1862, figlio di Loreto e De Juliis Vincenza, coniugato con Venditto M. Rosaria da cui ha avuto quattro figli: M. Vincenza 1837, Loreto 1840, Angelarosa 1843, M. Sebastiana 1846. Il sopradetto Pietro Tisone, la cui “commadre” (madrina di battesimo) era stata Falconi Angelarosa (guarda caso della famiglia Falconi, proprietaria dei terreni nella zona di Fonte del Romito e dintorni, nonché zia di Giangregorio!), aveva tre fratelli: Pierluigi Antonio 1811, Leonardo 1814, Savino 1819. Abbiamo anche accertato la presenza a Capracotta, nel periodo 1840-1850, di almeno quattro famiglie Tisone i cui capifamiglia erano Pietro, Francesco, Michelangelo, Carmine; a fine 1800/inizi 1900 le famiglie Tisone, a Capracotta, erano almeno cinque!

Ricordiamo che gli ultimi rappresentanti dei Tisone sono stati: Bernardo (deceduto nel 1939), Antonietta, coniugata Borrelli (deceduta nel 1945),  Filomena, coniugata Vizzoca (deceduta nel 2008).

Quanto sopra dissipa definitivamente ogni dubbio in merito alla questione della esistenza dei  Tisone a Capracotta ed i Tesone “che esercitavano il mestiere di gualano nel comune di Pietrabbondante  successivamente al 1940”. 5

La registrazione del battesimo di Pietro Tisone nell’archivio parrocchiale di Capracotta

La registrazione del decesso di Pietro Tisone nell’archivio parrocchiale di Capracotta

Un altro argomento portato a sostegno della “Tavola” in località Calcatello è quello riguardante la proprietà del terreno a Fonte del Romito che, secondo Di Iorio,  nel 1848 non era di Giangregorio Falconi ma del padre Domenico il quale però era deceduto il 17 ottobre 1842 (oltre cinque anni prima del ritrovamento della Tavola!) e non nel 1872 come scritto da Di Iorio e ripreso poi da Nuvoli e Paglione). 6

Dalla consultazione dei Registri del Catasto Provvisorio del Comune di Capracotta, presenti nell’Archivio del Comune e depositati in copia anche nell’Archivio di Stato di Isernia (Volumi I-X), a Fonte del Romito Domenico Falconi era proprietario di alcune Sezioni di terreno:

Sezione A 8:     Prato sopra la masseria.

Sezione A 9:     Seminativo scelto sopra la masseria.

Sezione A 173: Seminativo sopra Fonte Eremita, comprato da Angelaccio Michelangelo (foglio 671) che lo aveva a sua volta acquistato da Melocchi Domenico (foglio 328). (Nota 1)

Sezione A 186:  Seminativo a Fonte Eremita, acquisito dal fratello Martire Falconi (foglio n.173).

Le sopraddette Sezioni furono poi ereditate (e registrate al Catasto solo successivamente, nel 1877) dal figlio Giangregorio il quale vi aggiunse poi, nella stessa località:

Sezione A 172:  Seminativo scelto a Fonte Eremita, ricevuto assieme ad altre Sezioni da Don Gregorio Melocchi (foglio 327), zio materno, curato che aveva celebrato le nozze della sorella Anna Chiara con Falconi Domenico, padre di Giangregorio.

Sezione A 175:   Seminativo a Fonte Eremita, acquistato da Monaco Gaetano (foglio 992).

Segnaliamo infine un errore di trascrizione a proposito della Sezione A 13 (Nota 2).

Abbiamo volutamente tralasciato le altre Sezioni di terreno possedute dai Falconi in altre zone del territorio, cosa fatta invece da R. de Ciocchis nella sua accurata ricerca “Studio per il rinvenimento dell’HÚRZ della Tavola di Agnone”, in quanto non utili ai fini della nostra ricerca.

Vale la pena ricordare che l’Istituto del “Maggiorascato”, ovvero il diritto del primogenito maschio di ereditare tutto il patrimonio, si estinse di fatto completamente con l’Unità d’Italia e che Giangregorio Falconi, unico figlio maschio di Domenico insieme ad altre otto femmine, era il solo ad occuparsi degli affari di famiglia e poteva quindi a buon diritto dirsi, nel 1848, proprietario a tutti gli effetti.

Con l’occasione chiariamo anche che il “Seminativo” a Fonte Eremita, ceduto a Domenico dal fratello Martire, è Sezione A 186 e non H 186 come indicato da Di Iorio.7

Le Sezioni A8 e A9 furono poi vendute da Giangregorio a Scampamorte Giuseppe e fratelli il 5 giugno 1875 mentre le altre (tranne la Sez.186), con atto Falconi del 20 aprile 1902, dai figli di Giangregorio (Vincenzo, Michele ed Alfonso) e dalla vedova dell’altro figlio Ruggero (Rosina Campanelli) a  Don Tommaso Conti.  Rosina Campanelli infatti vantava un diritto ipotecario sulla casa rurale e terreni adiacenti in contrada Macchia, derivante dalla somma portata in dote e versata al suocero Giangregorio.

Tommaso Conti ha successivamente venduto le proprietà, con atto del notaio Taddei del 15 settembre 1930, ai fratelli Donato e Felice Marcovecchio, i cui eredi nel tempo hanno sensibilmente aumentato la cubatura della masseria originaria contornandola anche di altri fabbricati.

Si sottolinea infine che non sono stati i fratelli Cremonese i soli ad indicare in contrada Macchia (a Fonte del Romito) la sede del ritrovamento della “Tavola” ma anche Giangregorio Falconi8 (proprietario del terreno) ed altre persone informate sui fatti quali l’abruzzese prof. A. De Nino,9 Luigi Campanelli (nipote di Giangregorio)10 e Costantino Castiglione (amico di famiglia, amministratore comunale e testimone de relato) 11, persone la cui onestà ed onorabilità mai sono state scalfite.

Per quanto concerne infine la posizione “decentrata“ di Fonte del Romito e Capracotta, invocata da A. Di Iorio, facciamo notare che le suddette località si trovavano comunque sulla direttrice del “tratturello” Castel del Giudice-Sprondasino le quali mettevano  in contatto tra loro, intersecandoli, i tre grandi “tratturi”: Ateleta-Biferno-Serracapriola, Celano-Foggia e Lucera-Castel di Sangro.

E concludiamo con la speranza che non intervengano in futuro altri ”aspiranti padri della Tavola”.

 

Vincenzino Di Nardo

 

Nota 1:

In Melocchi Domenico (Foglio 328) ed in Angelaccio Michelangelo (Foglio 671) risulta “Seminativo sopra Fonte Eremita; in Falconi Domenico (Foglio 174)  invece,  nel Registro depositato all’Archivio di Stato di Isernia risulta “sopra” mentre in quello del Comune di Capracotta risulta “sotto Fonte Eremita” per cui Falconi Giangregorio (Foglio 1007)  eredita “sotto Fonte Eremita”.

Riteniamo però che la dizione esatta sia quella iniziale di “Sopra Fonte Eremita” e non “Macerie” come riportato poi da R. de Ciocchis in :Studio per il rinvenimento dello HURZ della Tavola di Agnone, Edizioni dell’Amicizia, 2016, p. 62.

 

(Nota 2).

La Sezione A 13,  Prato a Fonte Eremita, in Falconi Giangregorio va letta invece “H 13, Prato a Fossato Piccolo”, così come scritto in Falconi Domenico (Foglio 174) il quale lo aveva acquistato  da Bucci Pasquale (Foglio 1120)  che lo aveva ereditato dal padre Donato (foglio 131).

 

Bibliografia

1) A. Di Iorio: La Tavola Osca e la testa in bronzo di un personaggio virile..…. da dove?, Roma 2010.

2) A. Di Iorio: Gli scavi di Bovianum Vetus e il Duca di Pescolanciano Giovanni Maria D’Alessandro,

    Epistolario inedito 1857-1860, Roma 1991,  pp. 30 sgg.

3) G. Gamberale: Tavola Osca c.d. di Agnone ed altre epigrafi tradotte  in liberi versi, Piedimonte Matese,  

     2004, p. 9.

4) A. Di Iorio: La tavola Osca e la testa….cit. p.18.

5) A. Di Iorio: La Tavola Osca e la testa…. Cit. p. 18.

6)  P. Nuvoli e B. Paglione: Il tempo di Francesco Saverio Cremonese e la scoperta della Tavola Osca, Gli

    Enigma – La Tavola Osca e Pietrabbondante, Edizioni del Chronicon, 2014, p. 92.

7)  Di Iorio: La Tavola Osca e la testa … cit. p. 25.

8) G. Falconi: Lettera pubblicata sul giornale “La Verità” di Campobasso, 23 aprile 1877.

9)  A. De Nino: Capracotta, Tombe sannitiche con suppellettile funebre simile a quella della necropoli

     aufidenate scoperte nel territorio del Comune, Notizie degli Scavi di Antichità, Vol. I, Atti della R.

      Accademia dei Lincei, anno CCCI, 1904, p. 398.

10) L. Campanelli: Il Territorio di Capracotta, Scuola tipografica Antoniana, 1931, pp. 24-26.

11)  C. Castiglione: Lettera al giornale “Il Mattino”  del 31 marzo 1937 e Libro delle Memorie del

       Comune di Capracotta,  pp. 235 e segg.

 

Ringraziamenti:

Archivio del Comune di Capracotta

Archivio Parrocchiale di Capracotta

Archivio di Stato di Isernia

Amici di Capracotta

Eugenio Giuliano

 

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