Il 26 febbraio del 1443, il re Alfonso I d’Aragona entrò trionfalmente a Napoli dando l’avvio a una lunga dominazione iberica sul Mezzogiorno d’Italia che, salvo una breve parentesi dal 1707 al 1734, sarebbe durata ininterrottamente fino al 7 settembre del 1860 con l’arrivo di Giuseppe Garibaldi nella città partenopea e la conseguente annessione del Regno delle Due Sicilie al nascente Regno d’Italia.
Se da un lato il castigliano divenne la lingua ufficiale della corte e della cancelleria, dall’altra una forte immigrazione di nobili, burocrati, artigiani, mercanti, uomini di Chiesa, soldati e così via contribuì alla diffusione della lingua e degli usi e costumi di Spagna fin negli strati più bassi dell’intera società meridionale.
Tracce di questa influenza spagnola sono tuttora riscontrabili a Capracotta innanzitutto in varie parole del dialetto, tra le quali per esempio:
Abbassɘ: abbasso, di sotto, giù. Etim.: spagnolo “abajo” (abbasso).
Abbɘscuà: ricevere botte, guadagnare, trarre profitto, far denaro. Etim.: spagnolo “buscar” (cercare, tentare).
Abbuffà: abbuffarsi, gonfiarsi di cibo. Etim.: spagnolo “abofellar” o “buffare”, derivato del meridionale “buffa” (rospo).
Ammassà: mettere insieme, accumulare, impastare anche il pane nella “mésa”, nella madia. Etim.: spagnolo “amasar” (impastare, ammassare, accumulare).
Ammuinɘ: confusione. Etim.: spagnolo “amohinar”.
Arialà: regalare, offrire, donare. Etim.: spagnolo “regalar”.
Baracchinɘ: soprasponde di un carretto. Etim.: dallo spagnolo “barraca”.
Buffɘttónɘ: schiaffo, ceffone. Etim.: spagnolo “bofetón”.
Burràccia: fiaschetta, fiasca di legno o di metallo usata per portare vino o acqua. Etim.: spagnolo “borracha” (fiasca di cuoio).
Capà: scegliere, dividere, distinguere. Etim.: spagnolo “acabar” incrociato con l’italiano “capo” nel senso di “scegliere un capo dall’altro”.
Capɘsciòla: parlantina. Etim.: spagnolo “capichola”.
Carià: trasportare, portare, trasferire, rimuovere con carro o a dorso di animali. Etim.: spagnolo “acarrear” (trasportare).
Cascavigliɘ: varietà di prugne, susine. Etim.: spagnolo “cascabelillo”.
Ciufa: cipiglio. Etim.: spagnolo “ciufa”.
Ciummɘnèra: fumaiolo, ciminiera e in senso lato camino. Etim.: spagnolo “chimenea”.
Crɘianza: buona maniera, rispetto educazione. Etim.: spagnolo “crianza”.
Culata: bucato, lavaggio della biancheria che una volta si faceva, adoperando la cenere. Etim.: spagnolo “colada”.
Cundɘ: conto, acconto, favola. Etim.: spagnolo “cuento” (racconto, favola).
Fɘlɘppina: vento freddo, il soffiare neve e vento con bufera. Etim.: spagnolo “filipinas”, nome dello Stato asiatico, con riferimento ai monsoni.
Lasctra: vetro, vetrata; radiografia. Etim.: spagnolo “lastre” (pietra da costruzione).
Lèsca: fetta. Etim.: spagnolo “lasca” (pezzo staccato, scheggia).
Maccaturɘ: fazzoletto; copricapo femminile. Etim.: spagnolo “mocador” (fazzoletto per il naso).
Mandéca: burrino, grossa pera di pasta di caciocavallo infarcita, al centro, di burro. Etim.: spagnolo “manteca” (grasso animale e vegetale).
Mariapɘlósa: bruco. Etim.: spagnolo “mariposa” (farfalla).
Mazzamariégliɘ: folletto; gioco infantile che consisteva nel riflettere su una parete i raggi del sole con uno specchio. Etim.: spagnolo “matamoros” composto di “mata” (ammazza) e “moros” (mori, morelli), propriamente è il folletto che “uccide i mori, i morelli”, cioè i “nemici” per antonomasia dei cristiani, quindi benevolo.
Mórra: gruppo, insieme di persone, branco di animali; gioco con le dita. Etim.: spagnolo “morra” (gran numero).
Ngacaglià: balbutire, tartagliare, balbettare. Etim.: spagnolo “encallar” (incagliare, inceppare, impedire).
Ngrɘfià: arrabbiarsi, accigliarsi, irritarsi. Etim.: spagnolo “engrifar” (arricciare).
Pɘllɘccià: azzuffarsi, venire alle mani, darsi botte. Etim.: spagnolo “pelear” (afferrare i capelli).
Sbalanzà: scaraventare, buttare via, all’aria, scalzare, strattonare. Etim.: spagnolo “sbalanzar”.
Tupanarɘ: talpa dell’ordine degli insettivori. Etim.: spagnolo “topinera”.
Ma anche nell’uso dei termini “zia/zio” in maniera rispettosa verso le persone più anziane, di “Minghɘ” per “Domenico” e forse anche di “Giuanne” con la “e” semi-muta (da Juan?) per Giovanni.
Uno studio approfondito dei cognomi capracottesi sembra, comunque, escludere una loro importazione diretta- tramite l’immigrazione di famiglie spagnole- nella nostra cittadina. Il cognome “Catalano” si presta a due interpretazioni: potrebbe indicare un’origine “catalana”, cioè dalla Catalogna, del capostipite della famiglia oppure derivare dal nome medievale italiano (del capostipite) “Catalanus”. Purtroppo, questo cognome è attestato a Capracotta soltanto nel XIX secolo, proveniente da altro Comune. Quindi, per conoscerne esattamente le origini, occorrerebbe svolgere altrove le indagini.
Il cognome “Mendozzi” appare soltanto nel XVII secolo a Capracotta. Una certa assonanza e una attestazione relativamente tarda nella nostra comunità rispetto a quelli più antichi (Baccari, Battista, Campanelli, Caporiccio, Carfagna, Carnevale, Ciolfi, Colagrossi, Conti, Del Castello, Di Ianni, Di Liberatore, Di Loreto, Di Luozzo, De Maio, Di Nardo, Di Rienzo, Di Vito, D’Onofrio, Iacovone, Ianiro, Matteo, Mosca, Paglione, Potena, soltanto per citarne alcuni) hanno generato la suggestione di una sua possibile derivazione dalla nobile famiglia dei Mendoza, una delle più titolate di Spagna. A differenza del precedente, però, il fatto che esso appaia nella nostra cittadina agli inizi del Seicento, quando è ancora pienamente in corso quel processo di formazione dei cognomi incentivato dal Concilio di Trento (1545-1563), ci consente di ragionare sulle sue possibili origini e sulla sua evoluzione.
In un articolo di parecchi anni fa, analizzando il Catasto Onciario di Capracotta del 1743 sulla base delle regole linguistiche e fonetiche storiche altomolisane, avevo ipotizzato una sua possibile derivazione dai personali Raimondo o Menna. La recente scoperta di un interessante documento su un «Parlamento dell’Università di Capracotta per la dismissione dei debiti» comunali del 30 novembre del 1624 mi ha permesso di approfondire l’argomento. Tra i 90 firmatari finali di quell’atto pubblico, infatti, figurano un Mario e un Marco Minnozzo, un Minno Potena e un Beniaminno di Bucci: “Minnozzo”, in pratica, è dunque un patronimico del nome “Minno” con suffisso vezzeggiativo “-ozzo”, tipico dell’Italia centrale. “Minno”, a sua volta, potrebbe essere il diminutivo aferetico del personale “Beniamino”, come in questo caso, o di altri nomi ugualmente aventi il diminutivo in “-mino” (Adelmo, Anselmo, Guglielmo, ecc.) con raddoppiamento dell’ultima consonante per la parlata locale del tempo.
Il cognome in questione è presente nella forma “de Mindozzo” nella lunga lista dei capracottesi deceduti nell’estate del 1656 per la peste. Nella “Memoria d’essersi affittata questa Terra dell’Università” del 30 luglio del 1667, forse la prova decisiva: un esponente della famiglia, Francesco, è registrato come “Mendozzi” tra i partecipanti all’assemblea dei capifamiglia dell’epoca ma si firma “Minnozzo”. Nel 1736 il cognome è annotato come Mennozzi e Mendozzi; nel 1758 come Mennozzi.
Francesco Di Rienzo
Bibliografia
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Fonti archivistiche
Archivio comunale di Capracotta, Il Libro delle Memorie di Capracotta
Archivio parrocchiale di Capracotta, Catalogus Omnium Rerum Memorabilium
Archivio storico privato Famiglia Capece Piscicelli