La lana dei materassi di Capracotta per i tetti e le pareti delle costruzioni di Tufillo

Cosa ci faccio in un furgone con materassi e fiocchi di lana? È una storia lunga… Da anni pratico il riuso di tutto il possibile, soprattutto per far funzionare la ludoteca in estate. E nel corso degli anni, a partire dagli inizi del 2000 quando il Comune ci mise a disposizione dei locali nella parte bassa della ex scuola, si è sparsa la voce di questa pratica del riuso e tante persone di Capracotta, residenti e non, prima di buttare degli oggetti vengono da me e mi chiedono se mi possono interessare. Dico loro che a me personalmente non interessano – anche perché ho le stanze piene di materiali didattici e non- ma sono in contatto con associazioni e gruppi interessati perché lavorano o presso centri di disagio economico oppure per arredare nuovi centri ecologici o baite.

E  i materassi? Soprattutto dopo la morte di anziani figli/e o nipoti che devono ristrutturare case o rinnovare il mobilio, questi ultimi mi dicono che hanno materassi di lana che devono disfarsene. Quasi tutti sono stati fatti dalle loro madri o nonne e sanno con quanta attenzione, sapienza e amore sono stati realizzati e poi mantenuti: ogni due anni aperti e la lana stesa al sole sia per liberarla da polvere e acari (in realtà sono le cacche degli acari che possono creare problemi) e ogni 10 anni andavano anche lavate.

Il più delle volte sono materassi che hanno quaranta o cinquanta anni, li riconosco dal tessuto dai colori tenui oppure fiorati quasi ad augurare una buona notte o di riposare su un campo di fiori. Alcuni addirittura sono ricoperti di tessuto grezzo di lino…

E alle/agli eredi dispiace disfarsene e quando me li hanno dati erano contente/i perché sapevano che sia ne avrei avuto cura sia che avrebbero trovato un nuovo utilizzo.

Desideravo, da anni, che questi materassi potessero essere riusati. Se non come giaciglio almeno per la lana. Per esempio, in Sardegna c’è una donna che da anni realizza dei pannelli, dalla lana delle pecore, coibendanti (invece della tossica lana di vetro), oppure la lana può essere utilizzata per realizzare del Feltro oppure fare delle confezioni da circa duecento grammi perché è stato visto che ogni fiocco, contenente lanolina, è forse il miglior detergente della pelle. Si prende una piccola manciata di fiocchi e la si inzuppa d’acqua possibilmente tiepida, si strizza e la si passa sul viso e corpo. Il risultato è ottimo, per tutti i tipi di pelle. Poi quel fiocco lo si può lavare con del sapone di Marsiglia bio e riusarlo tante volte.

Ma in tanti anni non si è creato un gruppo e così un’amica conosciuta da poco, Angela, mi ha chiesto se potevo darle tutta, o quasi, la lana che avevo perché un nostro comune conoscente a Tufillo (Chieti) realizza costruzioni in terra cruda e cercava della lana come coibendante e così domenica 2 febbraio con la sua amica Daniela sono venute a caricare 19 materassi di lana e sei sacchi e scatoloni e, prima di partire per Tufillo, ho chiesto loro di farmi una foto ricordo.

In questi anni ho dovuto dislocare i tanti materassi di lana -e altrettanti non di lana-, a molle, nelle varie stanze, cantine e soffitte con giochi a incastro. Ma a differenza di quelli “industriali” rigidi e dalle tinte il più delle volte banali e pacchiane, quelli di lana fatti a mano hanno una poesia, una tenerezza, un alone di “creanza”, come si dice a Capracotta. E così da oggi, sotto il tetto o tra le pareti di piccole costruzioni a Tufillo, c’è la lana delle pecore di Capracotta che per tanti anni è servita per materassi curati dalle donne “tuttofare” e “tuttoessere” di Capracotta. Vi invito a fare una visita a Tufillo e a quell’amico, austriaco trasferitosi lì da anni, che tra l’altro costruisce e insegna a costruire fornaci dell’antica Roma per molteplici usi nelle abitazioni.

Volevo infine aggiungere che ormai ogni anno si buttano migliaia e migliaia di materassi a molle o in lattice o gommapiuna o altri materiali. È uno dei simboli dell’autodistruzione verso cui stiamo andando a rotta di collo.

Come dicevo prima con la lana delle pecore di Capracotta si realizzavano i materassi a Km zero e duravano minimo venti- trenta anni.

Invece i materassi dell’industria a parte i viaggi ma anche i materiali, tranne quelli realizzati con fibre e tessuti ecologici (e chiaramente più costosi) sono impossibili da riciclare e rientrano nei rifiuti misti-ingombranti. Migliaia e migliaia, c’è chi sostiene un milione l’anno…

E si è persa quella sapienza e ritualità nel realizzarlo.

Visti i tempi di disastri secondo me occorre ripensare anche su cosa e come dormiamo e riprendere in considerazione i materiali sia di una volta che quelli del territorio.

 

Antonio D’Andrea

Associazione “Vivere con cura” di Capracotta