Tra i capracottesi di Burlington, Paglione è uno dei più attivi promotori del suo paese natale. Questo leader e la sua famiglia hanno un profondo rapporto con i capracottesi dell’area di Burlington e Bristol e oltre. Suo nonno Sebastiano arrivò in questa fascia di territorio americano alla fine degli anni novanta dell’Ottocento, mentre quello materno, Antonio Sozio, e la moglie Angelina Mastrofrancesco emigrarono tra il 1903 e il 1905. Tipico di questo periodo è il fatto che questi emigranti facevano ripetuti viaggi negli Stati Uniti, decidendo di ritornare in Italia prima della Prima Guerra Mondiale. La famiglia Paglione ha ampi legami in Nord America fino a Leamington (Ontario) dove i capracottesi arrivano negli anni Cinquanta del secolo scorso.
Nato nel 1939 a Capracotta, i primi ricordi di Joe (Giuseppe) Paglione sono quelli relativi alla Seconda Guerra Mondiale. Ricorda ancora vividamente la voce del banditore di Capracotta che, nel settembre del 1943, avvertì la popolazione che i tedeschi stavano sul punto di distruggere il paese. Donne e bambini si rifugiarono nella chiesa o nel cimitero comunale. Gli uomini scapparono verso i boschi e le montagne per evitare di essere catturati e costretti ai lavori forzati. Nel maggio del 1944, gli Alleati spezzarono la linea militare tedesca ed evacuarono la famiglia di Joe in un convento a Lecce, in Puglia, dove suo padre trovò lavoro presso l’esercito statunitense. Joe ricorda con affetto un soldato italoamericano, Franco, che, diventato amico della famiglia, permise loro di sopravvivere in un momento così difficile.
Dopo la fine della guerra e il rientro a Capracotta, Joe, studente di 10 anni, ha assistito all’arrivo del Clipper a Capracotta, un moderno spartineve donato alla città dai capracottesi emigrati in America. In particolare, ha partecipato alla celebrazione organizzata dal sindaco Gennaro Carnevale per accogliere il veicolo tanto atteso. Joe ricorda l’allineamento delle autorità e della gente comune davanti alla chiesa di Sant’Antonio, dove lui e altri compagni cantarono due belle canzoni di benvenuto composte dal sacerdote, una in dialetto e l’altra in italiano, mentre il grande spartineve sfilava nel paesino. «Era così bello», dice oggi.
Paglione ha completato la sua formazione a Supino, nel Lazio, dove la famiglia si è trasferita di nuovo e dove ha studiato sartoria, a partire dall’età di 13 anni. Un altro trasferimento ha condotto la famiglia a Latina (vicino Terracina). Poi, dal 1956 al 1958, Paglione si trasferisce a Roma, dove ha conseguito un certificato professionale nel campo del design e del taglio per uomo, terminando il suo percorso formativo nella sartoria.
Nel 1958, all’età di 19 anni, Joe e suo fratello maggiore Pasquale emigrano negli Stati Uniti, dove avevano già dei parenti. Joe va prima a Levittown, dove il signor Cocci lo mette a lavorare nel suo laboratorio sartoriale. I due fratelli vissero in Union Street, a Burlington, con lo zio Americo Sozio. Era un quartiere con molte famiglie capracottesi: Sozio, Angelaccio, Costello, Potena, Comegno, circa una ventina di famiglie. Uno dei ricordi più belli di Joe è la calorosa festa di benvenuto che la comunità capracottese ha organizzato in onore suo e del fratello in occasione del loro arrivo in quella città. Lo sbarco negli Stati Uniti dei due fratelli Paglione ha reso possibile l’emigrazione del padre e, poi, dell’intera famiglia tranne Vincenza Paglione, sposata, che rimase in Italia. Dopo dieci anni con Cocci, nel 1968, Paglione affittò un locale in un centro commerciale e aprì un negozio di abbigliamento sartoriale nella municipalità di Burlington. Nel 1971 sposò Peggy Shaffer. Nel 1974, costruì un proprio negozio su Sunset Road, che ha gestito per quarant’anni fino al 2013 quando si è trasferito nel centro della città.
Con cinque decenni di attività alle spalle, Joe continua a realizzare abiti maschili al civico 222 di High Street, nel centro storico di Burlington.
Nel 1996, Joe è stato il promotore della nascita dell’associazione “Amici della lingua Italiana” (nella foto in basso, un’immagine del picnic sociale del 2015: i soci davanti a una grande bandiera italiana con la scritta “Ciao Capracotta”) per incoraggiare lo studio della lingua e della cultura italiana nel New Jersey centrale. Oggigiorno, propone corsi articolati in tre livelli. Nel mese di aprile del 2007, ha ospitato l’amministrazione comunale e le autorità religiose di Capracotta in un tour di dieci giorni tra gli Stati di New York, New Jersey e Canada. Lo scopo del viaggio era quello di far incontrare i rappresentanti istituzionali di Capracotta con i componenti delle famiglie di origini capracottesi residenti negli Usa e in Canada, creare legami con le nuove generazioni di capracottesi d’oltreoceano e promuovere la costruzione di un monumento a Capracotta per onorare la memoria di coloro che sono emigrati dal paese. La delegazione capracottese ha così visitato le città di New York, Philadelphia, Burlington, Bristol, Trenton, Washington DC, Niagara Falls e Leamington in 22Canada. A Capracotta, l’8 settembre del 2007, Joe ha inaugurato il “Monumento all’Emigrante”. La cerimonia si è svolta presso il santuario della Madonna di Loreto alla presenza della guardia d’onore militare, personalità politico-amministrative italiane e americane e un gran numero di esponenti religiosi italiani e statunitensi. Nell’occasione, Joe ha spiegato, in inglese e italiano, a tutti i presenti il significato del monumento in bronzo e ha espresso tutta la sua gioia per il completamento dell’opera.
Ben Lariccia
Fonte: AA.VV., A la Mèrɘca. Storie degli emigranti capracottesi nel Nuovo Mondo, Amici di Capracotta, Cicchetti Industrie Grafiche Srl, Isernia, 2017