Da Roma a Capracotta con “La notturna”

Una vecchia corriera della Cerella. Foto: http://autoservizicerella.eu

L’argomento trattato non ha nulla a che fare con il poetico né tanto meno con l’erotico.

Si tratta, anzi si trattava, della corriera che partiva da Via dei Mille, vicino la Stazione Termini, tra le ore 21,30 e le 22,00 con capolinea a Vasto, transitando per Capracotta tra le ore 24,00 e l’1,00 di notte.

Era una corsa che veniva attivata nei mesi estivi, consentiva di poter viaggiare senza boccheggiare per l’afa, faceva guadagnare un giorno di vacanza o di ferie e, per chi ci riusciva, anche qualche ora di sonno.

L’ultima volta che la presi fu quando facevo il militare nel 1980 e sinceramente non saprei dire quando la corsa sia stata soppressa, non ricordo neanche se la ditta che effettuava le corse fosse la CERELLA o la SATAM.

Da bambino ero attratto dal cambio del motore che aveva una manopola grande e tonda sopra un ferro lungo più di un metro e quando l’autista frenava partiva un ritmo “ta-ta-ta ta  ta-ta ta-ta”, che sembrava non finire mai!

Sono ricordi che risalgono agli anni sessanta: prima che fosse inaugurata la Roma – Napoli (22/9/1962), anche chi viaggiava in automobile era costretto a questo percorso obbligato: tutta la Casilina, senza misericordia, fino a più o meno l’attuale casello di San Vittore,  il transito all’interno degli ultimi Comuni della Provincia di Frosinone e ai primi di quella che solo nel 1970 diventeranno provincia di Isernia, all’epoca Campobasso, comuni con strade strette, con macchine e corriere ferme, spesso e volentieri, in attesa del passaggio (durante le corse effettuate di giorno) non di cortei di dimostranti, scioperi selvaggi, ma di greggi di pecore o capre al rientro/partenza nelle rispettive stalle o stazzi.

La superstrada tra Isernia e Pescolanciano arriverà solo alla fine degli anni settanta, mettiamoci poi da Staffoli i 13 km di curve per arrivare alla Madonna di Loreto, e così più che un viaggio sembrava un’avventura: tuttavia resta indelebile il ricordo di quella traversata piena di fascino e nostalgia!

La corriera transitando per le vie consolari (Prenestina, Casilina, Appia, Tuscolana) fu determinante nel consentire l’emigrazione molisana nella capitale, soprattutto in questo quadrante sud-est, al punto che circa la metà dei molisani emigrati a Roma, vennero a vivere in questi quartieri nel dopoguerra e tra gli altri non potevano mancare ovviamente i capracottesi che fin dagli anni cinquanta si stabilirono di preferenza al Prenestino (da Via Roberto Malatesta alle vie limitrofe, verso la Prenestina, al Pigneto, a Torpignattara e verso la Casilina).

L’emigrazione capracottese nella Capitale, avvenne anche se in forma molto più ridotta, già da prima del fascismo.

È molto probabile che un aiuto in questo senso sia potuto giungere dai due parlamentari capracottesi che nel periodo liberale risultarono eletti nel Collegio di Agnone: Nicola FALCONI (dal 1876 al 1909 deputato, in seguito Senatore), Tommaso MOSCA (alla Camera dal 1909 e riconfermato nel 1913).

Che si siano spesi per il miglioramento delle condizioni di vita del paese natio e del collegio elettorale che rappresentavano, è fuor di dubbio, ma quanto siano stati determinanti nell’aiuto ai compaesani per la ricerca di un alloggio o di un’occupazione nella Capitale (le raccomandazioni, o meglio le “segnalazioni”, come insegnava l’on. Remo Gaspari, non sono certo un’invenzione recente), aiutando quindi indirettamente anche la crescita del proprio paese, questo è tutto da stabilire e dimostrare.

Forse un domani potremmo arrivare a Capracotta comodamente e in tempi strettissimi viaggiando a bordo di un drone, ma il fascino di un’avventura sulla vecchia corriera, direbbe Alberto SORDI “è tutta n’antra camminata”!

 

Paolo Trotta