Cristanziano Mastronardi e Anna Paglione in una foto di famiglia
Cristanziano Mastronardi, nato nel 1873, era un particolare emigrante; passava un paio di anni in Argentina cercando di risparmiare il più possibile, poi tornava in Agnone e comprava un pezzo di terra.
E così piano piano le condizioni economiche della famiglia, che abitava in una masseria in contrada San Quirico, migliorarono.
Nel 1916 fu avvisato tramite lettera che la moglie era malata e fu invitato a tornare a casa; fece appena in tempo a rivederla che peggiorò e morì; lo lasciò con tre figli piccoli.
Non poteva certo tirare avanti per molto tempo con tre figli, non tornò più in Argentina e pensò bene di risposarsi con una contadina più giovane di lui.
Appena dopo risposato decise di produrre calce viva in una calcara e così preparò dapprima 1000 e più fasci di ginestra che fece seccare e che sarebbero bastati ad alimentare la fornace; poi costruì la fornace, con pietre adatte, quasi vicino alla casa e chiamò un giovane che, dietro compenso, doveva trasportare i fasci di ginestra da dove erano accatastati fino alla fornace.
Per un paio di giorni i fasci arrivarono con regolarità poi una mattina il via vai del giovane si arrestò; la combustione doveva essere continua perché in caso contrario andava a monte tutto il lavoro.
Cristanziano corse velocemente al luogo dove erano ammonticchiati tutti i fasci e scoprì che il giovane era con la moglie in tutt’altre piacevoli faccende affaccendato.
Preso dall’ira bastonò la moglie; poi le offrì un’alternativa: o tə sparə o tə nə vé all’Argentìna (o ti uccido o te ne vai in Argentina).
La moglie logicamente scelse la vita e restò prigioniera in casa fino a quando Cristanziano non completò la cottura della calcara e non fu pronto il passaporto della moglie; le comprò il biglietto di sola andata e l’accompagnò al porto di partenza; la fece salire a bordo e solo dopo che la nave scomparve in mezzo al mare riprese la strada verso casa.
Il tradimento e la relativa soluzione fecero scalpore per la particolarità e la drammaticità.
Nel frattempo a Capracotta Anna Paglione, sposata con Marco Santilli, restò vedova con 4 figli.
Nel mulino Casciano il fornaio Di Tella di Capracotta portava abitualmente il grano a macinare e, ascoltando la curiosa storia di Cristanziano, gli balenò in testa l’idea che forse poteva dare una mano ad Anna che non se la passava bene dovendo portare avanti da sola i quattro figli.
Pensò che forse due debolezze potevano creare una forza e contattò dapprima Cristanziano per accertarsi che fosse d’accordo ad incontrare Anna e mettere insieme le due famiglie; poi ne parlò con Anna e avute entrambe le disponibilità, li fece incontrare.
Per Cristanziano e Anna iniziò una nuova vita.
Non potevano sposarsi perché Cristanziano non poteva divorziare e così iniziarono una felice convivenza.
Nella casa di Cristanziano tornò la vita e l’allegria; Anna si integrò molto bene nella nuova realtà; lavorava e portava avanti la casa con impegno e serietà e con Cristanziano c’erano armonia e accordo.
Due figli di Anna purtroppo morirono.
Dalla loro relazione nacque Elvira Paglione e nessuno avrebbe immaginato gli sviluppi della situazione.
I figli di Anna, Michele e Marietta Santilli sposarono rispettivamente Carmela e Antonino Mastronardi figli di Cristanziano.
Cristanziano morì nel 1937.
Questa bella storia mi fu raccontata da Vincenzo Mastronardi figlio di Antonino e dunque nipote di Cristanziano; durante l’intervista non fece altro che lodare la nonna Anna per le sue qualità umane, per l’affetto che nutriva per tutti e per l’ospitalità verso i capracottesi che, passando davanti la masseria di Cristanziano, andavano a piedi ad Agnone. Anna Paglione morì nel 1970.
Domenico Di Nucci
Fonte: D. Di Nucci, Ru fra, chéssə é, Circolo San Pio, Agnone, 2021