Raduno segreto di briganti (da una stampa d’epoca)
Non certo una trattazione sul “brigantaggio”, ma solo un accenno, dovendo esporre un evento a questo argomento collegato.
Il “brigantaggio”, fenomeno sociale e politico nell’Italia meridionale pre e post unitaria, fu da intendersi non mera azione banditesca- anche se non mancarono violenze ed uccisioni di tal tipo-giustificate da fattori ambientali socio economici, culturali (mancanza di scuole, miseria degrado, industrie, strade ecc. specialmente nella nostra Regione), ma una reazione di contadini guerriglieri, “cafoni”, contro le angherie, soprusi, vessazioni, fiscalità eccessiva, dazi, chiamata obbligatoria alle armi e sete di terra, da parte di feudatari, ecclesiastici, baroni e padroni terrieri “galantuomini”.
Personaggi autorevoli che esercitavano il loro potere su un proletariato povero, analfabeta, con conseguente violenta reazione di bande di disperati, insomma una lotta di classe. Assalti a masserie, incendi, uccisioni di persone e animali, estorsioni, ricatti, sequestri, aggressioni a viandanti, ecc. la cui soluzione, senza comprenderne a pieno il significato, si pensò essere solo spicciativa con facili fucilazioni e non eminentemente politica; in parte sabotata la legislazione specifica dai poteri forti conservatori.
“L’odio accumulato per lunghi anni esplose in forma violenta: il contadino mite, rispettoso, timorato di Dio, si tramutò all’improvviso in selvaggio vendicatore che intendeva riscattare con la strage e i saccheggi la fame, le sofferenze, le umiliazioni” (A. Ruggieri), la mancanza di capitali per l’acquisto di terreni demaniali: fatti che si verificarono anche nella nostra Regione, non immune da questo fenomeno.
Dopo questa breve premessa, si trascrive quanto letto nel fascicolo n° 226- processi al brigantaggio-conservato all’Archivio di Stato di Campobasso e riportato nel testo “Cafoni e Galantuomini”- A. Ruggieri- Bologna- 1984.
Da questo si apprende che: “Nel giorno del 5 dicembre 1862 Serafino Sammarone di Capracotta, si portava in Isernia per rilevare il suo padrone signor Gaetano Campanelli, reduce da Campobasso, e giunto sulla contrada Fonte della Noce, tenimento di Miranda, verso le ore venti, fu aggredito da otto briganti, armati tutti di pistole e carabine con baionette, e derubato di due piastre (monete d’argento) e 17 soldi, nonché della panettiera (tascapane) del Sig. Campanelli, di 5 stagneruole (astucci per il tabacco), di un faccioletto (fazzoletto), di un paio di guanti di lana nera, e di una borsa piena di tabacco da fumo”.
Non si viene a conoscenza se vi fu regolare processo o meno con l’individuazione degli aggressori, ma sicuramente il povero malcapitato ebbe a passare un amaro quarto d’ora oltre al furto di quanto aveva: nemmeno è riferito se fu anche malmenato. Serafino, “massaro” fidato servitore o altro, certo con non molto piacere, d’inverno, è dicembre, parte da Capracotta, non per una gioiosa passeggiata, diretto ad Isernia con un calesse, consapevole probabilmente del pericolo al quale poteva andare incontro, ma senza potersi rifiutare, in quanto si tratta del suo “padrone”. Sono le 20, la temperatura non è mite nel mentre attraversa il tenimento di Miranda, una banda armata di otto briganti lo assale e lo deruba di tutto quanto descritto nel verbale. La paura e lo sgomento non mancano: temendo ancor più gravi conseguenze, Serafino, è da supporre, senza alcuna resistenza, si arrende e consegna tutto.
Al ritorno a Capracotta, reduce da una grossa paura, dettagliata descrizione dell’evento a tutta la nostra comunità impressionata.
Avventura occorsa ad un nostro compaesano, a dimostrazione della presenza del detto fenomeno del “brigantaggio” anche nella nostra Regione, l’ultima all’epoca del Regno di Napoli, per la triste realtà socio economica in cui versava.
Felice dell’Armi