Il presunto bassorilievo di Calzella Carfagna in via Calzella Carfagna n. 38 a Capracotta
Canterò l’arme, la famiglia, la storia
del nostro Calzella che non si perda memoria.
Della famiglia Carfagna fu membro importante,
generale di Carlo, sovrano imperante.
Nacque in Capracotta al civico trentotto
e il suo bassorilievo mi invita a tal motto:
naso importante, barba e cappello
introducon in un mondo di intrighi e duello.
Visse al tempo del Rinascimento
secol di arti e di umano fermento.
Di Papa Clemente fu gran generale,
Prefetto di Roma “perito e leale”.
Nella Bolla pontificia che mai si trovò,
il Papa lo vanta che di più non si può.
Lo fece venire a Montella Troiano,
mecenate illustre di quell’altipiano.
Qui conobbe ricchezza, arte e bellezza,
del Regno di Napoli scoprì la grandezza.
Il re Ferrante e la regina Giovanna
lo introdussero a corte
tra gli evviva e gli osanna!
Però si racconta che fosse venale:
troppi ducati nel suo “arsenale”!
Non paga le tasse -urla la Storia-
questo non contribuisce di certo alla gloria
di un uomo famoso che eppur resterà
nonostante i limiti dell’umana realtà.
Morì in battaglia come aveva agognato,
il suo corpo, ahimè, non fu mai ritrovato.
Calzella finì in quel di Volterra
e i suoi resti non furon coperti da terra
né da lapidi incise o da lastre di marmo,
la sua vita, però, non fu spesa indarno.
Di lui oggi riman un bassorilievo
a memoria di un così gran condottiero!
Questi versi sono ispirati alla vita del generale capracottese Calzella Carfagna del quale si parla nel libro dal titolo “I Carfagna di Capracotta e di Montella, le famiglie- la storia” di Felice e Clara dell’Armi. L’opera fu presentata al pubblico nell’ agosto 2020 nell’incantevole Giardino della Flora Appenninica di Capracotta. Relatori fummo io, mio padre Felice dell’Armi e l’amico professor Domenico Di Nucci che ricordo entusiasta di quell’evento che avveniva anche alla presenza degli amici della Pro Loco di Montella (AV). In quella cittadina vi sono chiari riferimenti della presenza del generale e una strada che, al pari della nostra, lo ricorda.
Clara dell’Armi