Non è la prima volta che mi soffermo sulla figura del mio nonno paterno, Silvio Trotta: come per la quasi totalità della sua generazione, è stato un uomo che nel corso della sua vita non ha sicuramente avuto il tempo di annoiarsi.
Emigrato per ben due volte, la prima nel 1906 a soli 17 anni per raggiungere i due fratelli maggiori a Trenton (New Jersey) dove si erano già stabiliti, in seguito dal 1924 al 1927 in Argentina a Buenos Aires, in qualità di operaio, nella fabbrica di pompe di benzina, il cui proprietario era il compaesano Torcuato Di Tella.
Nell’intervallo tra le due emigrazioni, dal 1909 al 1918 è stato militare di leva, più volte richiamato, infine sui fronti del primo conflitto mondiale, da dove rientrò col grado di sergente e una medaglia al valore.
Una volta tornato “stanziale”, svolse la professione per la quale era vocato, il contadino e nel periodo invernale non rinunciava alle “prolungate villeggiature” in terra di Puglia, con viaggio rigorosamente andata e ritorno a piedi, per fare “i carboni”, come spesso amava ricordare.
È stato anche marito, padre di 5 figli e nonno di 11 nipoti, ma non finisce qui!
Grazie ai ricordi scolpiti nella memoria del “protonipote” Giovanni Carnevale, classe 1939, è possibile finalmente ricostruire quanto segue.
Nannino, dopo innumerevoli mie insistenze (al limite della persecuzione, più o meno sul filo dello stalking), mi ha fornito il quadro completo dei terreni dove nonno ha speso sudori e sacrifici, ma per meglio inquadrare tutto il contesto, è doverosa una precisazione.
Gaetano, padre di Silvio ebbe 5 figli (solo una femmina), ai quali lasciò in eredità alcuni terreni: i due figli più grandi Giuseppe e Salvatore, stabilitisi nel New Jersey non rientrarono più in patria, la terza Bambina si sposerà, il più piccolo Gabriele all’età di 20 anni appena giunto sul fronte perì in combattimento durante il primo conflitto mondiale.
Silvio venne quindi a trovarsi nella condizione di doversi occupare di tutti i terreni di famiglia: il padre, scomparso nel 1927, era in contatto con un professore di agraria dell’Università di Padova, contatto che verrà mantenuto anche da Silvio, sino al pensionamento del professore.
In un quaderno che nonno mi mostrò, conservato da lui gelosamente e del quale purtroppo oggi non vi è più traccia, erano conservate le lettere piene di consigli, dritte e novità in campo agricolo, indirizzate sia a Gaetano, sia a Silvio unitamente a campioni di semi di piselli (novello Mendel?) ed altre piante spedite dal professore con l’obiettivo che potessero attecchire nei nostri terreni.
Proprio ora che la storia comincia ad essere avvincente, per mantenere il giusto pathos, rinviamo alla seconda puntata.
Paolo Trotta
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