L’Inno degli Skiatori di Capracotta

Il vecchio stemma dello Sci Club Capracotta
Il vecchio stemma dello Sci Club Capracotta

L'”Inno degli Skiatori” fu scritto dal giudice napoletano Giorgio Borella, uno dei diciotto soci fondatori dello Sci Club Capracotta in quel lontano 19 febbraio del 1914. È composto da due ottave a rima toscana alternate da un ritornello. L’ottava è una strofa composta di otto endecasillati rimati, che seguono lo schema ABABABCC: i primi sei endecasillabi sono a rima alternata, e gli ultimi due a rima baciata ma diversa da quelle dei versi precedenti. Le origini dell’Ottava risalgono ai cantari trecenteschi e ai poemetti di Giovanni Boccaccio (Ninfale fiesolano, Filostrato, ecc.). Non è certo chi l’abbia inventato, ma il suo uso può essere rintracciato fin dal XIV sec. (Britto di Bretagna di Antonio Pucci). Diventerà poi il modello di poeti popolari, come Antonio Pucci, e colti come Franco Sacchetti che lasceranno poi al Pulci, al Boiardo, all’Ariosto e al Tasso, di elevarlo alle più alte cime. La popolarità dell’ottava riuscì in questo modo a sostituire la terzina dantesca. Se dunque, il modello si riallaccia alla grande tradizione letteraria italiana, tutto capracottese è il contenuto dei versi: la neve, i venti, le procelle, il prato, la rupe, il gelo, il freddo, le ortiche, ecc. L’Inno degli Skiatori fu musicato dal maestro Alfonso Falconi, nostro concittadino e professore al conservatorio di Napoli.

 

Diritte le gambe, ricurva la schiena,

innanzi lo sguardo, la fronte serena,

per l’aspra discesa, sul frassino lieve

si vola, si vola: ci è strada la neve.

Arditi e leggeri per morbido piano

sgusciamo tra i faggi, miriamo lontano;

tra venti e procelle più forte, più ardita

sentiamo nel core pulsare la vita.

 

È bella la neve

regina essa sola

del piano e del monte.

Si vola, si vola…

 

Il prato e la rupe, la zolla ed il fiore

uguaglia ed abbella l’intatto candore;

siccome ne l’alma del volo l’ebbrezza

in gioia tramonta la cupa tristezza.

Col freddo, col gelo, la neve profonda

uccide le ortiche, le messi feconda,

qual noi, de la forza veloce coorte,

daremo alla Patria progenie più forte.

 

È bella la neve

regina essa sola

del piano e del monte.

Si vola, si vola…