Lo stemma francescano
Nella chiave di volta di un portone situato su via Roma, deviando al primo bivio sulla destra della strada che dalla Fontana della classe del 1946 porta verso il quartiere di San Giovanni, c’è uno stemma: rappresenta due braccia incrociate con un crocifisso al centro. Oggi, l’edificio di appartenenza non c’è più: è stato demolito durante la Seconda Guerra Mondiale dalle truppe tedesche in ritirata. Dietro al portone, c’è il vuoto. Ma proprio quello stemma, sopravvissuto alle vicissitudini della Storia, oggi è in grado di raccontarci un importante squarcio del passato della nostra cittadina.
«Questo stemma- afferma l’architetto Franco Valente, profondo conoscitore del patrimonio culturale molisano e, in particolare, capracottese- appartiene all’Ordine Francescano. Le varie famiglie francescane hanno avuto in comune uno stemma la cui ideazione per tradizione viene ricondotta a S. Bonaventura di Bagnoregio che visse tra il 1217 circa e il 1271. Questi intorno al 1243 entrò tra i Frati Minori (Minoriti) Francescani. Nel 1253 terminò i suoi studi di teologia e divenne magister di teologia con la licenza all’insegnamento. A S. Bonaventura viene attribuita l’iniziativa dello stemma araldico dei Minori Francescani costituito da uno scudo azzurro con le mani di Cristo e di S. Francesco inchiodate l’una sull’altra. E’ comune convinzione che solo durante il generalato di Francesco Sansone (1475-1499) lo stemma sarebbe stato ufficializzato con una consistente variazione. Eliminato il chiodo, le due mani si sarebbero distinte con l’aggiunta delle due braccia, una coperta del saio di S. Francesco e l’altra nuda di Cristo. In questo modo l’emblema assumeva il significato simbolico del patto di indissolubilità tra l’ordine francescano e la chiesa di Cristo. Poi nel tempo, con il moltiplicarsi delle divisioni all’interno della famiglia francescana, lo stemma si è connotato con l’aggiunta della Croce, del cingolo francescano, della corona di spine, dei simboli della passione e con decorazioni di vario genere. Ogni nuova congregazione francescana, insomma, vi ha apportato alcune modifiche per garantire una propria riconoscibilità».
L’edificio, in sostanza, dovrebbe essere appartenuto ai seguaci del Poverello d’Assisi che vi hanno affisso il proprio marchio di riconoscimento. Purtroppo, alla luce degli scarsi documenti attualmente in nostro possesso, non siamo in grado di capire la destinazione d’uso originaria dell’immobile. Certo è che, la presenza di uno stemma francescano immediatamente a ridosso della Terra Vecchia, cioè il quartiere più antico di Capracotta, getta nuova luce sulla presenza francescana nel nostro abitato. Sono di matrice francescana: la chiesa di sant’Antonio di Padova (frate francescano), la denominazione del quartiere di santa Maria delle Grazie (‘ncima ar’ Coll’, dove i Francescani avevano un punto d’appoggio donato loro dalla famiglia Baccari nei pressi dell’attuale sede della Residenza per Anziani per la cura delle anime della popolazione con una chiesetta dedicata proprio alla Madonna delle Grazie) e, probabilmente, anche l’intitolazione alla Visitazione (culto celebrato dai Francescani sin dal 1263) della Cappella interna alla Chiesa Madre.
Lo stemma francescano di via Roma, dunque, rafforza ulteriormente i legami della comunità capracottese con il Santo di Assisi: legami ben evidenti anche in tanti nomi e nomignoli dei personaggi, antichi e moderni, dei racconti cittadini.
Francesco Di Rienzo