Il Liber Focorum Regni Neapolis
L’Associazione Culturale Amici di Capracotta, tra le proprie finalità ha ”il recupero dell’identità cittadina attraverso l’acquisizione, in originale o riproduzione, di materiale del passato custodito presso archivi pubblici, privati ed ecclesiastici”, e così da qualche mese sto setacciando un gran numero di documenti storici, provenienti da varie biblioteche d’Italia, che riportano notizie di Capracotta nei secoli. Ho dunque avuto modo, dopo lunga ricerca, di consultare una tabella messa in rete dall’Università di Bari che fa riferimento ad un manoscritto, il “Liber Focorum Regni Neapolis” (cioè il Libro dei nuclei famigliari fiscali del Regno di Napoli) conservato a Genova e in questa tabella è citata “Crapa Cotta”. La Biblioteca Berio di Genova nel 1900 ha ricevuto una donazione libraria tra cui un volume, con copertina di cartone e dorso pergamenaceo, contenente nella prima parte la storia di alcune famiglie nobili di Venezia e nell’ultima parte, allegato, un manoscritto originale non datato di 40 fogli, di epoca aragonese, schedato come “Liber Focorum Regni Neapolis”. Da una copia dell’originale della Numerazione dei Fuochi del 1732, conservata nel Libro delle Memorie di Capracotta, possiamo farci un’idea di come fosse strutturata una Numerazione: in primo luogo era descritto un vero e proprio stato di famiglia del capofuoco, con età, stato civile e mestiere dei componenti il fuoco; poi c’era l’elenco delle proprietà e addirittura la consistenza delle doti delle donne sposate. Per ogni fuoco era stabilita una tassa e il numero dei fuochi determinava la tassa complessiva che l’Università (l’attuale Comune) riscuoteva e pagava alle finanze del Regno. Dunque ogni terra o università del regno era tenuta a compilare due copie della Numerazione dei fuochi ogni tre anni; una copia di questa Numerazione era inviata alla sede centrale e una copia era conservata nel Comune.
Sicuramente i 40 fogli manoscritti, conservati a Genova, costituivano il registro generale della Numerazione, mentre tutte le numerazioni comunali sono andate perdute. Queste 40 pagine manoscritte sono state, ignorate per secoli. Solo nel 1979 è stata pubblicata ”La popolazione del Regno di Napoli a metà quattrocento (Studio di un focolario aragonese)” da Giovanna Da Molin, attualmente professore ordinario di Demografia Storica e Sociale e di Storia Moderna nell’Università di Bari mentre un’altra pubblicazione è stata edita nel 1986 “Mezzogiorno e demografia nel secolo XV” di Fausto Cozzetto, attualmente professore associato di Storia Moderna nell’Università di Calabria. Dal momento che per alcune terre sono riportati due dati il primo indicato come “erat” (era), l’altro come “est” (è), sembra che il documento citi con “erat” i dati del 1443 e con “est” quelli del 1447, periodo in cui regnava a Napoli Alfonso I d’Aragona, detto il Magnanimo, che nel 1443 ordinò che fosse eseguita la prima delle Numerazioni dei Fuochi. Nel documento sono riportate tutte le Terre (città e casali, anche quelli abbandonati), tutte le province del regno, tutti i feudi con relativi possessori, le diocesi, le arcidiocesi, il numero dei fuochi e la tassazione. Considerata la grande importanza del documento per la storia di Capracotta, abbiamo deciso come Associazione di acquistare gli ottanta file contenenti le scansioni elettroniche dell’originale. Molte sono le informazioni che si ricavano dall’originale in latino con molte abbreviazioni; prima di tutto i fuochi sono inseriti in undici circoscrizioni provinciali: Terra Laboris e Contado Molisii, Abruzo Citra, Abruzo Ultra, Principato Citra, Principato Ultra, Terra de Bari, Capitanata, Basilicata, Ydronti, Vallis Gratis e Terre Iordani e Calabria Ultra. La più estesa delle province era quella della Terra del Lavoro e del Contado del Molise e in essa sono registrate 282 Terre e 38.000 fuochi; la più piccola era la provincia della Terra di Bari con 10.250 fuochi e 49 Terre. In ogni provincia sono registrati dapprima le terre demaniali, poi sono elencati in ordine alfabetico i feudatari e i rispettivi feudi; una croce rossa anteposta alla terra indica che la terra era una diocesi o arcidiocesi; le terre sono ordinate in un ordine del tutto particolare: dapprima è specificata la provincia di appartenenza,poi sono elencate le terre demaniali,se c’erano in quella provincia, poi sono elencati i feudatari con i relativi feudi; poi sono annotati i fuochi ed infine la tassazione. Sono elencate nelle varie province anche le terre mammalie, cioè della regina. La Numerazione dei Fuochi era dunque un vero e proprio censimento fiscale, in particolare il Liber Focorum Regni Neapolis è molto importante perché, attualmente, è l’unico documento che dà una visione approfondita dell’assetto feudale del Regno di Napoli per l’epoca aragonese.
Il paese con maggior numero di fuochi era Venafro, seguito da Agnone, Isernia e Campobasso. Due erano i comuni demaniali, Agnone e Ysernia, dipendenti direttamente dal re; Agnone e Belmonte erano in Abruzzo Citeriore. Capracotta all’epoca era inserita nella provincia della Terra di Lavoro e del Contado del Molise. Il suo feudatario era Antonellus de Ebulo (Antonello d’Evoli) e aveva 57 fuochi, cioè circa 285 abitanti. Nel documento si legge anche che “domus vel focos”, vale a dire che il numero delle case era lo stesso di quello dei fuochi. Macchia Strinata aveva 8 fuochi in più. Nel documento è citato anche il casale di Monte Forte che era già disabitato.
Domenico Di Nucci