Venerdì 14 agosto, alle ore 17.00, presso l’Atrio comunale, l’Associazione culturale “Amici di Capracotta” presenterà, in occasione dell’inaugurazione della mostra di cartoline storiche “Saluti da Capracotta”, il volume “Anno Domini 1656. La peste a Capracotta”. Pubblichiamo di seguito l’introduzione, firmata dal presidente Domenico Di Nucci.
La pubblicazione del presente volume è la fase conclusiva di un lungo progetto di ricerca condotto dagli autori sui gravi e dolorosi effetti sulle singole famiglie e sulla comunità tutta di Capracotta della grande epidemia di peste che colpì il Regno di Napoli fra il 1656 e il 1658.
Si è voluto trascrivere per intero l’elenco dei morti contenuto nel “Catalogus omnium rerum memorabilium iuxta Rituale Romanum ad curam animarum pertinentium”, custodito nell’archivio della Chiesa Madre, per salvaguardare il documento dal trascorrere del tempo, arricchendolo con un approfondimento storico-scientifico e un apparato critico per agevolarne la lettura e la comprensione.
La peste del Seicento è un evento molto importante e, tuttavia, poco noto della storia di Capracotta nonostante sia ben documentata nelle carte dell’archivio parrocchiale. Anzi, è il primo, in ordine di tempo, grande evento storico di cui si ha un’attestazione scritta direttamente da una fonte istituzionale locale.
Nei secoli successivi, altre calamità come carestie, epidemie e distruzioni belliche si abbatteranno sulla nostra cittadina ma mai più, come in quella circostanza, la comunità capracottese ha rischiato di scomparire nel vero senso della parola. In appena 42 giorni, dal 3 agosto al 13 settembre del 1656, morirono ben 1126 abitanti su un totale di circa duemila. Leggendo attentamente la lunga lista, che occupa ben 23 pagine del Catalogus, si avverte la sensazione di una totale impotenza della popolazione di fronte a un male che sconvolse le famiglie capracottesi del tempo e colpì indistintamente tutti i ceti sociali. Salvo qualche eccezione, i morti furono inumati nei sotterranei della Chiesa Madre attraverso una botola posta nei pressi dell’altare maggiore: uomini e donne che, come potrete osservare, hanno in alcuni casi gli stessi nomi e cognomi di tanti capracottesi viventi al giorno d’oggi.
In conclusione, si ringraziano il Comune di Capracotta e i sostenitori privati per il loro contributo alla realizzazione dell’opera, gli addetti e i funzionari dell’Archivio di Stato di Napoli e della Biblioteca Nazionale di Napoli “Vittorio Emanuele III”, il responsabile dell’Archivio Diocesano di Trivento, don Erminio Gallo, e, in particolare, il parroco di Capracotta, don Elio Venditti, che, con la sua grande collaborazione, ha dimostrato ancora una volta l’importanza della Chiesa cittadina nella vita sociale e culturale della nostra Comunità.
Domenico Di Nucci,
presidente dell’Associazione Amici di Capracotta