La tormenta è uno spettacolo affascinante. Attraverso i vetri la guardo e l’occhio, poverino, cerca di seguirla, ma non riesce a fissare tutte le girandole, le folate spinte dal vento, la neve che scende giù e quella che va su, quella che viene spolverata dai tetti, che si accumula davanti alle porte, che entra dalle fessure dei davanzali. Una volta i vetri si ghiacciavano formando tanti arabeschi che impedivano la visuale E noi piccoli, in quelle cucine gelide, salivamo sullo sgabello e rifiatavamo sul vetro creando così un buchetto attraverso il quale, con mezzo occhio, guardavamo fuori. Per vedere che? Fiocchi e poi altri fiocchi in una danza sfrenata. Poi giungeva la voce della mamma: “Scendi di lì, che ti raffreddi”. Era bello, per un poco, far parte del “fuori”, dove però c’era neve, poi neve, ed altra neve.
Oggi nessuno mi ha chiamata per farmi rientrare. I vetri non si ghiacciano più ma la tormenta si agita, continua a salire, a scendere, a vorticare.
Maria Delli Quadri
(Foto Paolo Conti)
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