Oggi, 19 maggio, la Chiesa Cattolica venera san Pietro Celestino da Morrone, già papa Celestino V, passato alla storia per aver rinunciato all’incarico, il 13 dicembre del 1294, dopo appena quattro mesi dall’incoronazione e tornare alla sua vita di eremita.
Secondo un’interpretazione popolare, ma contestata da alcuni critici moderni e contemporanei, Celestino V sarebbe il personaggio a cui si riferisce Dante Alighieri nel III canto dell’Inferno: «Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto,/ vidi e conobbi l’ombra di colui/ che fece per viltade il gran rifiuto». Se, infatti, una parte della critica vede nei tre versi della Divina Commedia un atto d’accusa del Sommo Poeta a Celestino V per aver favorito, con le sue dimissioni, l’ascesa al soglio petrino di Bonifacio VIII; un’altra parte sostiene che essi potrebbero riferirsi ad altri personaggi storici come, per esempio, Ponzio Pilato o l’imperatore Diocleziano.
Tuttavia, la ricorrenza a Capracotta assume una particolare importanza perché il 1° novembre del 2015, lungo la strada che porta dal paese a Prato Gentile, è stata inaugurata una scultura in bassorilievo su roccia che rappresenta Celestino V dal titolo “L’incontro tra Papa Francesco e Papa Celestino V”, che accomuna due grandi Uomini della Chiesa, predicatori di sani principi in cui si riconoscono non solo i credenti ma tutti coloro che si riconoscono nei principi di umiltà che Papa Francesco, sulla scia di Celestino V, ci ricorda in tutte le sue omelie.
L’opera d’arte è stata realizzata dallo scultore di Lanciano Antonio Di Campli e commissionata dai sacerdoti don Ninotto e don Michelino Di Lorenzo e dall’imprenditore Ermanno D’Andrea in onore di Papa Francesco e Celestino V.
Il 22 giugno dello scorso anno, l’arcivescovo di Campobasso-Boiano, S.E. Giancarlo Bregantini, è venuto a Capracotta appositamente per vedere la scultura.